Le strane coppie della politica

In amore e in tutto il resto, che cosa può tenere dentro una coppia due persone che apparentemente non c'azzeccano?

Le strane coppie della politica

In amore e in tutto il resto, che cosa può tenere dentro una coppia due persone che apparentemente non c'azzeccano? Sentimenti capaci di vincere le differenze, certo. Oppure convenienze più forti delle convenzioni. E la politica, la sfera delle relazioni umane nella quale la più etica e profonda delle convenzioni, la decenza, è un optional al quale molti rinunciano volentieri, è un terreno di gioco sul quale le sorprese non finiscono mai, l'arena in cui due gladiatori che secondo copione dovrebbero ammazzarsi, all'improvviso si schierano fianco a fianco spiazzando colleghi e spettatori. Almeno in Italia funziona così dall'inizio della Seconda Repubblica. Ai tempi della Prima, infatti, i cambi di casacca erano rarissimi, figuriamoci le liaison fra incompatibili. Quindi, lo strano rapporto nato recentemente fra il sindaco di Milano Beppe Sala (bocconiano, supermanager, uomo dalle mille e trasversali relazioni sociali e politiche, personificazione di quelli che si chiamavano poteri forti) e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio (l'ex grillino il cui curriculum pre 2013 suscita, diciamo, molte perplessità) è solo l'ultima delle sorprese capaci di sconcertare osservatori e d elettori. Si è manifestata poco dopo che lo stesso Di Maio era stato accreditato di contatti con un esponente di un'altra galassia lontanissima dai Cinque stelle, quel Bruno Tabacci, eterno democristiano, in grado di lavorare per il governo Conte ter e rendersi poi disponibile per un sottosegretariato nel Draghi uno. Contatti proficui, dato che ieri hanno prodotto un accordo formale con Tabacci. Il quale nel 2018 era già stato partner di almeno un'altra ben strana coppia, quella con Emma Bonino, ultrà laica, femminista, abortista, radicale eccetera eccetera. Roba di simboli elettorali che avevano consentito all'ex ministro degli Esteri di candidarsi senza raccogliere le firme previste dalla legge. Più o meno lo stesso motivo che nel 2013 aveva spinto Marco Pannella, il maestro della Bonino, ad avvicinare la Destra di Francesco per candidarsi alla Regione Lazio. In quel caso le «nozze» saltarono ma la spregiudicatezza di Pannella aveva già fatto saltare anche i nervi ai radicali. Quasi dieci anni prima, nel 2004, invece, avevamo assistito con un certo stupore al matrimonio politico di Achille Occhetto, uomo dell'apparato del Pci e ultimo segretario del Bottegone poi convertito al «movimentismo», con Antonio Di Pietro, ex «uomo d'ordine», ex simbolo di Mani pulite, ex ministro, ex senatore del Mugello ed ex leader di Italia dei valori. Nel 2018 ex esponenti del Nuovo centrodestra di Angelino Alfano si candidarono con i dipietristi di Idv. E l'ex leghista Flaio Tosi con l'ex democristiano Clemente Mstella. Ma è in tempi più recenti che sono nate le coppie più sconcertanti. Come quella di Antonio Ingroia e Francesca Donato. Alle ultime Comunali di Palermo, l'ex pm antimafia e ultraprogressista ha appoggiato la leghista no vax. E pare che in vista del voto del 25 settembre il rapporto continui, allargato a Marco Rizzo (Partito comunista) e Diego Fusaro (Ancora Italia).

Roba da far sembrare quasi naturale l'alleanza del 2013 fra Gianfranco Fini, ex delfino di Giorgio Almirante, e Mario Monti, il primo «Supermario» che a suo tempo qualunque missino avrebbe bollato come «troppo amico di Bruxelles e della Nato».

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