Due ragazze uccise dai rispettivi fidanzati a poche ore di distanza l'una dall'altra. Due delitti diversi eppure, tragicamente identici. Il maschio, l'uomo che perde la testa e ammazza chi ama o aveva amato. Poco importa che poi, si tolga (o meno) la vita. L'ennesimo «femminicidio» e il termine non è più un neologismo ma un dolente sostantivo entrato di forza nel nostro quotidiano, è avvenuto probabilmente lunedì sera. Dall'inizio dell'anno si contano ormai quasi 50 donne vittime.
Così, mentre ancora gli ultimi tg raccontavano della ventiquattrenne trentina freddata con tre colpi di pistola, in Friuli quasi contemporaneamente si stava consumando un altro dramma fotocopia. Cambiano solo le modalità. Non l'orrore: Francesco Mazzega, 34 anni, non ha saputo, o voluto spiegare, perché abbia ammazzato la «sua» Nadia. L'ha strangolata in macchina, poi ha vagato tutta la notte con il cadavere accanto. Fino alle 9,10 di ieri mattina, quando si è fermato davanti alla stazione della polizia di Palmanova (Udine), appena fuori dall'autostrada Udine-Trieste-Venezia.
«Temo di aver commesso un omicidio» ha detto, quasi farfugliando, all'agente fisso al posto di guardia.
Non era il racconto di un mitomane. Nella piccola Toyota Yaris color nero, sul sedile passeggero c'era il corpo di Nadia, Orlando il cognome, 21 anni appena. Sembrava dormire, gli agenti l'hanno sfiorata: la giovane non respirava più e ormai da ore.
Francesco Mazzega, 34 anni, residente a Spilimbergo, poi si è chiuso nel silenzio. Solo più tardi, supportato da un avvocato d'ufficio, ha confessato, confermando poi le sue dichiarazioni davanti alla pm Nadia Orlando. «Non si tratta di un delitto premeditato - ha spiegato a Udine Today il vicequestore aggiunto della Questura di Udine Massimiliano Ortolan -. Il femminicidio dev'essere avvenuto alla fine di una lite, l'ennesima a causa di incomprensioni e frizioni che lui valutava come pesanti e lei probabilmente no».
Nadia e Francesco stavano insieme da circa un anno, si erano conosciuto nell'azienda dove entrambi lavorano, la «Lima» di San Daniele, specializzata in protesi ortopediche. Lui laureato a Trieste, lei diplomata all'istituto tecnico per il settore economico «Zanon» di Udine. L'altra sera, alle 21, Mazzega è andato a prenderla a Dignano, paesino dove la fidanzata abitava con i genitori.
L'omicidio si sarebbe consumato poco dopo «nei dintorni di Dignano - ha aggiunto il vicequestore - alla fine di una lite molto accesa. Dai segni sul cadavere dovrebbe esserci stato uno strangolamento con le mani».
Ieri mattina entrambi avrebbero dovuto andare al lavoro alle 9, ma per Nadia era già scattato l'allarme in nottata, quando i genitori preoccupati nel non vederla rientrare avevano segnalato la sua scomparsa alle forze dell'ordine.
Un cugino della vittima racconta di quanto il padre di Nadia fosse preoccupato per quella relazione allacciata dalla figlia: «Proprio pochi giorni fa mi aveva confidato - spiega il parente - i suoi timori per il carattere possessivo e geloso di Mazzega.
Si era perfino commosso alle lacrime non sapendo come risolvere il problema, dopo che la figlia gli aveva confidato il proprio disagio. Nemmeno presagisse un simile epilogo». Per proteggere il dolore della famiglia dall'assalto di giornalisti e curiosi, il sindaco di Dignano, Riccardo Zuccolo, ieri ha fatto chiudere la strada dove la giovane abitava.
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