
Israele si è fermato, commosso, per i piccoli Bibas e la mamma. Migliaia di persone sono scese in strada per il funerale di Shiri e dei suoi due bambini dai capelli rossi, Kfir e Ariel, presi in ostaggio il 7 ottobre da Hamas. I corpi sono stati restituiti la scorsa settimana, in uno show che ha indignato il mondo. La folla in lutto portava con sé bandiere israeliane, palloncini arancioni e striscioni con scritto «Mi dispiace». Alcuni cartelli raffiguravano Batman, per ricordare vecchie foto della famiglia Bibas i cui membri erano vestiti come il supereroe preferito di Ariel. «Siamo commossi e rincuorati da voi», ha fatto sapere la famiglia. Il padre di Kfir e Ariel, Yarden, si è scusato «per non essere potuto venire ad abbracciare personalmente ognuno».
La cerimonia funebre si è tenuta in forma privata, nella casa della famiglia nel kibbutz di Nir Oz, ma in streaming video. La massa di gente si è schierata lungo la strada. Tanti hanno acceso candele. L'inno nazionale israeliano è stato suonato mentre il convoglio di veicoli neri attraversava l'oceano di israeliani commossi. Dal loro rapimento, Shiri e i suoi due figli, Ariel che allora aveva quattro anni, e Kfir, che allora aveva solo nove mesi, sono diventati simboli del calvario degli ostaggi di Israele. Anche la Knesset si è illuminata di arancione in loro memoria. Shiri sarà sepolta in un'unica bara insieme ai suoi due bambini. «Resteranno fianco a fianco, proprio come lei ha sempre abbracciato i suoi figli, anche in quel giorno maledetto», ha detto Carmit Palty Katzir, residente di Nir Oz. Il discorso del papà Yarden tra le lacrime è stato straziante: «Non ho saputo proteggervi», ha detto. Mentre durissimo è stato l'atto d'accusa di Ofri Bibas, sorella di Yarden: «Avrebbero potuto salvarvi, ma hanno preferito la vendetta».
Un riferimento al governo di Benjamin Netanyahu, che ora cerca di salva l'accordo di tregua e portare indietro altri ostaggi. Si va verso la scarcerazione di 602 detenuti palestinesi che sarebbe dovuta avvenire già sabato ma poi è stata rinviata. Hamas in cambio dovrebbe consegnare i corpi di Tsahi Idan, Itzik Elgarat, Ohad Yahalomi e Shlomo Mantzur che verranno restituiti senza che il gruppo islamista organizzi la solita cerimonia-show. Yahalomi, 49 anni al momento del rapimento, è stato preso in ostaggio nel kibbutz Nir Oz dopo essere stato colpito alla gamba. Idan, anche lui 49enne nel giorno del massacro, è stato rapito da Hamas nella sua casa nel kibbutz Nahal Oz, dopo che la figlia maggiore, Maayan, 18 anni, è stata uccisa dagli spari passati attraverso la porta della stanza di sicurezza.
In quei tragici momenti, la figlia più piccola, Yael, ha chiesto ai terroristi di non ucciderlo. Ma loro «si sono girati e hanno detto: tornerà, tornerà, ha raccontato la moglie Gali. Elgarat, 69enne al momento dell'attacco, si trovava nella sua casa del kibbutz Nir Oz. I miliziani hanno sparato attraverso la porta della sua stanza di sicurezza, ferendolo e prendendolo in ostaggio. In quei momenti concitati era al telefono con il fratello Danny. Itzik gli ha detto: «Danny, questa è la fine».
Mantzur, 85 anni, è stato ucciso e il suo corpo portato a Gaza dai terroristi di Hamas che hanno fatto irruzione nella sua casa del kibbutz Kissufim il 7 ottobre. Originario dell'Iraq, Mantzur ha gestito il pollaio del kibbutz per molti anni.
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