L'esasperazione di un cronico senso di insicurezza, tale da riuscire a denunciare pubblicamente una violenza subita in solitudine. È ciò che solo poche ore fa ha vissuto Maria Federico. Messi da parte choc e paura, la 21enne milanese ha deciso di raccontare su Instagram quello che le era successo, mostrando ferite dell'animo e del corpo.
È la notte tra venerdì e sabato scorsi quando Maria Federico, studentessa al Politecnico e cameriera in un locale di Porta Venezia, sta rientrando a casa dal lavoro. Sta camminando in zona Bovisa quando nel buio viene brutalmente aggredita da un uomo, un 29enne di nazionalità egiziana. Lui prima si avvicina e tenta di rubarle borsa e cellulare, ma quando Maria cerca di proteggere i suoi beni e oppone resistenza, il rapinatore la strattona e la prende a calci ripetutamente. È solo l'intervento dei passanti e della polizia a scongiurare la rapina e a mettere fine all'aggressione. La 21enne resta ferita con lividi, escoriazioni e abrasioni sul corpo e sul volto, ma poteva finire molto peggio. Lei, comunque, torna a casa e non esita a far conoscere al mondo la propria storia, sua come quella di tante altre donne vittime di violenze. «Non ho paura di denunciare e metterci la faccia - scrive la ragazza sul suo profilo Instagram -. Sono stanca di vivere in un Paese che non ci tutela e non ci protegge. Come me tante persone subiscono violenza. Siamo stanche. Facciamoci sentire». A Milano, d'altronde, le cronache si susseguono. Nei primi 6 mesi dell'anno sono almeno una decina le segnalazioni di donne che hanno subito stupri o violenze in città o in provincia. Il 29 aprile scorso una 56enne italiana senza fissa dimora denuncia di aver subito abusi dopo aver accettato di trascorrere la notte in una tenda con un somalo in piazza Carbonari. Una donna di 36 anni, invece, querela un collega di 40 anni perché quando i due erano rientrati in albergo dopo una cena in cui avevano bevuto molto alcol la donna sta male e l'uomo approfitta di lei palpeggiandola. A maggio scorso, invece, una 31enne racconta di essere stata violentata nel bagno della discoteca Q Club in via Padova.
E poi c'è il grande faldone di stupri e aggressioni nella stazione meneghina. Ad aprile una 21enne scambia poche parole con un uomo al quale chiede indicazioni in stazione. Deve raggiungere Bergamo, lui le indica il treno per Treviglio, lei ringrazia e si avvia verso la banchina. Ma trascorrono solo pochi minuti e la ragazza ritrova sul convoglio lo stesso uomo, forse un sudamericano sui 40 anni. Nel vagone sono solo in tre ed è quando si sposta l'unico passeggero oltre all'aggressore e alla vittima che comincia la violenza: il quarantenne le salta addosso afferrandola alle spalle, poi la spinge verso di sé stringendola tra il sedile e il finestrino e togliendole i vestiti. Pochi giorni prima, una 24enne in un momento di smarrimento all'uscita ad un locale si fida di un 37enne marocchino che le offre aiuto. Camminano per un chilometro e poi in un giaciglio improvvisato nel quartiere di lusso dei grattacieli di Porta Nuova si consuma lo stupro. La ragazza si ritrova anche un coccio di bottiglia puntato al volto per aver provato a reagire. E' stato invece arrestato il 27enne Fadil Monir, che all'alba del 27 aprile scorso violentò per tre ore una 36enne marocchina. Per la ragazza (arrivata dalla Norvegia e diretta a Parigi) fu una notte da incubo in Centrale: sola, non sa cosa fare né dove passare la notte. Viene avvicinata da un ragazzo, col quale scopre di avere le stesse origini.
Dopo alcuni minuti lui le salta addosso, la trascina in un angolo dei giardinetti per picchiarla e abusare di lei. Ma la tortura non finisce: ore dopo viene svegliata e trascinata in stazione, in un ascensore abusa nuovamente di lei. E le telecamere riprendono tutto. Un drammatico elenco di violenze che paralizzano Milano.
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