Lo stupore di Mattarella sulla sentenza di Roma. "L'Italia sostiene l'approdo dell'Albania in Ue"

Il capo dello Stato a Piana degli Albanesi, con il presidente Begaj, ricorda i progetti che accomunano i due popoli

Lo stupore di Mattarella sulla sentenza di Roma. "L'Italia sostiene l'approdo dell'Albania in Ue"
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Irritazione no, sarebbe troppo, perché il capo dello Stato non esce mai dai confini delle sue competenze, figuriamoci se ha voglia di interferire su un provvedimento giudiziario. Ma un po' di stupore, forse quello si. Proprio mentre lui sostiene che «l'Italia è convinta sostenitrice dell'approdo dell'Albania in Europa» e il modello Meloni sui flussi comincia a trovare appoggi a Bruxelles, il tribunale di Roma decide di non convalidare il trasferimento dei migranti, riportando la questione in mezzo al mare, in tutti i sensi, ridando pure voce a quanti nella Ue considerano illegale l'accordo Roma-Tirana.

Ma il presidente, precisano dal Colle, «non entra nel dibattito politico e nelle dinamiche interne della Ue». E infatti a Piana degli Albanesi, di fronte al presidente Bajram Begaj, Sergio Mattarella si limita a confezionare un messaggio forte sull'integrazione e il futuro dell'Unione. Un domani, sostiene, in cui non può certo mancare il Paese delle aquile. «La prospettiva nella quale i nostri popoli si muovono è quella europea. L'Europa delle diversità, in cui nessuna cultura è egemone sulle altre e tutte trovano la possibilità di esprimersi, in un percorso di sempre maggiore condivisione».

Tra Roma e Tirana, insiste, l'amicizia è saldissima e «si basa proprio su quei valori di libertà, di indipendenza, di democrazia» che sono i cardini del nostro mondo. Parla dell'Alleanza Atlantica e della Ue, e «della legittima aspirazione dell'Albania di diventarne presto parte integrante». Il prima possibile, «con l'intera regione dei Balcani». E cita il poeta Ismail Kadare. «Non ci sono altri continenti possibili per gli albanesi, se non l'Europa».

Tra le due sponde dell'Adriatico c'è del resto una storia recente comune, «una fratellanza», dice ancora Mattarella, che parte dai secoli scorsi e che si è rinnovata dopo la caduta del regime. Dal grande esodo degli anni '90 ai progetti comuni di oggi in vari settori, compresa pure l'immigrazione.

Senza parlare della «fiera e antichissima» comunità albanese in Sicilia, a Piana e altrove nel Meridione, che ha prodotto personaggi di rilievo, come ad esempio Francesco Crispi. «Da oltre cinquecento anni mantengono con grande determinazione il patrimonio culturale della propria origine. Piana ci fa sentire insieme a casa. Di discendenza albanese, ma da lungo tempo italiani, gli arbëreshë hanno conservato con orgoglio le vecchie tradizioni, i riti religiosi, la lingua stessa della terra materna».

Mattarella ricorda anche quando nel 2018 partecipò alla ricorrenza dei 550 anni della morte dell'eroe nazionale Giorgio Castriota Scanderberg.

Pure in quella occasione «fu evidente lo stretto collegamento tra passato e presente».

E il futuro. L'esperimento riuscito di convivenza a Piana degli Albanesi, conclude Mattarella, avrà presto uno sbocco naturale nell'ingresso nell'Unione europea.

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