Il legame tra la Salis e il "compagno Gino" cementato da una valanga di denunce

Non solo l'aggressione a Budapest nel 2023. I due condividono segnalazioni dall'assalto al gazebo della Lega

Il legame tra la Salis e il "compagno Gino" cementato da una valanga di denunce
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C'è una lunga storia di militanza comune e di denunce per gli stessi reati ad unire Ilaria Salis e Rexino «Gino» Abazaj, il militante antagonista arrestato nei giorni scorsi in Francia che oggi comparirà davanti al giudice con il rischio di essere consegnato all'Ungheria. L'immediata discesa in campo della eurodeputata di Avs per salvare «Gino» dalla consegna al governo di Orbàn non nasce solo dal fatto che le accuse contenute nel mandato di arresto europeo a carico dell'uomo sono esattamente le stesse contestate alla Salis, ovvero le aggressioni compiute nel febbraio 2023 a Budapest ai danni di militanti dell'estrema destra. Il percorso comune tra la Salis e Rabazaj inizia molto tempo prima, con la militanza comune nei centri sociali. È nelle iniziative e nei cortei degli antagonisti che si salda il rapporto che porta la Salis a definire l'arrestato «amico, fratello, compagno».

Delle denunce incamerate dalla Salis negli anni in cui era una dei leader del «Boccaccio», il centro sociale dell'ultrasinistra a Monza, si è parlato molto, in particolare delle accuse per l'assalto a un gazebo della Lega nel 2017: accuse finite con archiviazioni o condanne blande, ma significative dell'approccio vivace della giovane alla militanza politica. L'esistenza di denunce analoghe a carico anche di Abazaj è stata resa nota dalla stessa Salis nel comunicato dell'altro ieri, in cui rendeva noto che proprio «il pretesto di alcune segnalazioni di polizia», ovvero denunce, ha impedito la concessione al giovane - arrivato dall'Albania quando aveva tre anni - del passaporto italiano. Le denunce sono state ricevute da Abazaj «per il suo generoso impegno come attivista nei movimenti», dice la Salis. Abazaj è noto come militante anarchico, soprattutto nella zona di Pavia. Èd è nelle lotte antagoniste, che le strade di Ilaria e «Gino» si sono intrecciate, fino a sbocciare nella fraterna amicizia di cui parla la parlamentare di Strasburgo.

Rabazaj era fuggito in Finlandia, da lì è passato in Francia, ora è chiuso da quasi una settimana in una cella parigina in attesa della prima udienza di oggi per valutare la sua consegna all'Ungheria. I suoi legali italiani Eugenio Losco e Mauro Straini - gli stessi della Salis - non sono ancora riusciti a vederlo né a esaminare carte. Lo staff difensivo mette in collegamento diretto l'arresto di Rabazaj con l'approssimarsi della decisione del Parlamento europeo sulla richiesta di revocare l'immunità parlamentare alla Salis, «non vorremmo che la tempistica di questa misura sia stata pensata dal governo di Viktor Orban per influire sulla richiesta di revoca», dice l'avvocato Losco.

L'istanza del governo ungherese è dal 10 ottobre sul tavolo del Parlamento europeo, dove la commissione Affari giuridici ha fatto un primo passo nominando come relatore l'eurodeputato spagnolo Adrian Vazquez Lazara: un esponente moderato, iscritto al gruppo dei Popolari, ma

che dovrà fare i conti con le manovre per il salvataggio della Salis in corso sia da parte di Avs che del Partito democratico. Il parere della commissione dovrà poi passare per il vaglio del Parlamento in seduta plenaria.

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