Andrea Acquarone
Una settimana nell'incubo, tra paura, rabbia, disperazione. Vergogna. Dicono che da vecchi si torni bambini. La terza età andrebbe protetta, rispettata, tutelata. Come l'infanzia, la giovinezza, con tutte le sue fragilità e debolezze.
Lei, a 87 anni, pensava che nessuno le avrebbe nemmeno creduto. E se ne stava zitta, dolente e macerata.
Ripugna raccontare una simile storia. Un uomo - ma può definirsi tale?- l'aveva violentata. In casa, nel cuore della notte, mentre dormiva. Puntandole un coltello alla gola, poi dopo aver soddisfatto le sue voglie ferine e malate, minacciandola: «Se racconti qualcosa ti uccido».
In un paesino di seimila anime, come Castelcovati (provincia di Brescia), dove ci si conosce praticamente tutti, dormire senza chiudersi a chiave a quest'età non è un'imprudenza. Non dovrebbero esserlo. Al contrario, in caso di bisogno almeno un'ambulanza arriva. Può soccorrerti. Un vecchio lo sa, mette in conto di poter star male, che una mattina ci si possa non svegliare più. Così si lascia un varco aperto, per avere aiuto o pronti ad accogliere un ultimo gesto civile. Lei ha dovuto subire l'onta più terribile. Stuprata da una persona che conosceva. E che probabilmente non temeva: il vicino di casa. Un romeno trentaduenne, sposato, con figli che abita al piano di sopra. O meglio abitava. Adesso è in galera. I carabinieri lo hanno ammanettato nell'appartamento di un cugino, nel Bergamasco.
Dopo il misfatto, si era allontanato dalla famiglia con una scusa. Preferiva lasciar passare un po' di tempo prima di riapparire. Confidando nella paura, magari pure nella senilità della memoria della sua vittima.
L'ottantasettenne, invece, con una delle poche amiche rimastele dopo qualche giorno si era confidata. Tremante, terrorizzata. Lei l'ha convinta a denunciare tutto. Era successo la notte del primo ottobre, giovedì l'ottuagenaria si è decisa a parlare con i militari. Un'indagine rapida, ma puntuale. Zeppa di riscontri tanto che il gip ha subito convalidato l'arresto del romeno gerontofilo. Difeso dall'avvocato Cristian Mongodi, lui davanti al giudice ha preferito tacere, avvalendosi della facoltà di non rispondere.
Peccato che sulle lenzuola dell'anziana siano rimaste delle precise tracce genetiche. Così come sul coltello da cucina, usato per minacciarla, non mancano impronte. Contro questa belva sarà, dunque, decisiva, soprattutto incontrovertibile, la prova scientifica.
More solito, si leva, e non a torto, il coro degli «eviratori».
L'assessore alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione della Regione Lombardia, Simona Bordonali (Lega), lo ripete: «La castrazione chimica per gli stupratori e per i pedofili, che esiste già in diversi Paesi civili in tutto il mondo, deve essere introdotta in Italia». Almeno qualcosa di «importato» stavolta andrebbe bene.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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