Hanno capito la gravità di ciò che hanno commesso? Tra parole di sconforto per sé: «Mi sono rovinato la vita» e il rifiuto di assumersi la responsabilità delle proprie azioni: «Lei era consenziente», sembrano concentrati più su loro stessi che sulla vittima i sette giovani che nella notte tra il 6 e il 7 luglio hanno stuprato una 19enne in un cantiere isolato del Foro Italico di Palermo, dopo averla fatta ubriacare nei locali della movida notturna.
Ieri sono apparsi dinanzi al gip gli ultimi tre. L'unico del branco che a luglio era ancora minorenne è anche l'unico a essere stato scarcerato dal gip del tribunale per i minorenni del capoluogo siciliano, che ha parlato di «resipiscienza», ossia di consapevolezza del proprio errore, per lo più seguita da ravvedimento. Dal video che riprende la violenza sessuale di gruppo, appare come uno dei più spietati. Si sono avventati contro la vittima designata, fatta ubriacare appositamente, non solo con efferatezza, ma con sprezzo e senza mostrare pentimento nemmeno dinanzi alla sua richiesta di un'ambulanza. Anzi, l'hanno pure sbeffeggiata e, come se nulla fosse, se ne sono andati a mangiare qualcosa in rosticceria, lasciandola lì da sola, piangente e dolorante.
Il gip Marco Gaeta di Palermo ha sentito ieri Christian Maronia, 19 anni, Samuele La Grassa ed Elio Arnao entrambi di 20 anni, arrestati il 18 agosto con l'allora minorenne. Il primo, in lacrime, si è detto «addolorato per ciò che è successo». «Chiedo scusa alla ragazza e alla sua famiglia ha detto -. Sono tornato indietro insieme al ragazzo di 17 anni per aiutarla. Ma mi è stato detto che la ragazza era consenziente». Il 19enne ha insistito su quest'ultimo assunto: «Mi sono rovinato la vita. Mi era stato detto che la giovane era d'accordo. Ho anche una fidanzata e non avrei mai fatto una cosa simile. Io non conoscevo la ragazza, non l'avevo mai vista prima».
Il giovane scarica la colpa su Angelo Flores, l'amico della 19enne, il primo a cantare dinanzi agli inquirenti dopo il suo arresto avvenuto il 3 agosto insieme ad altri due compagni di merenda. È lui l'autore del video della violenza «di massa» come la chiama lui e chi ha iniziato a inviare il filmato. «Ad organizzare tutto è stato Flores ha detto Maronia . In un video si vedeva che lei sarebbe stata disposta a questa esperienza». Il legale di Flores aveva chiesto la scarcerazione, ma già lunedì il tribunale del Riesame di Palermo ha rigettato l'istanza, stabilendo per lui e per Gabriele Di Trapani, altro membro del branco, la permanenza in carcere.
L'uso dei social non si arresta. Ci sono diversi profili fake, che vengono monitorati dalla polizia postale, come quello che apparentemente appartiene all'allora minorenne scarcerato. In risposta a una persona che aveva scritto: «Lo hanno già scarcerato e condotto in comunità, anche se è diventato maggiorenne. Ha confessato e anche se dal video sembra tra i più violenti. L'Italia», si legge: «Il carcere è di passaggio, si ritorna più forti di prima». Tra i finti messaggi ce ne sono alcuni come: «C'è qualche ragazza che vuole uscire con me?» e «ricevo tanti messaggi privati di ragazze». Su Tik Tok è stato aperto un profilo su Cristian Maronia dove sono stati pubblicati sei video. «Quando tutta Italia ti incolpa per una cosa privata, ma nessuno sa che sei stato trascinato dai tuoi amici». Su Telegram c'è gente alla disperata ricerca del video della violenza, c'è chi sarebbe disposto a pagare per vederlo e chi propone uno scambio con materiale pedopornografico.
Le foto dei 7 componenti del branco sono state postate su TikTok, Twitter, Instagram e anche Facebook. Ricevono numerose condivisioni, con tanto di commenti di odio e di condanna. Samuele La Grassa, l'altro giovane sentito ieri dal gip, ha risposto alle domande. Ha aiutato Flores a girare il video dello stupro di gruppo.
«Non mi sono reso conto di quello che stava accadendo. Ho sbagliato a non andarmene». Anche Arnao cavalca la tesi di non essere stato consapevole di ciò che stava accadendo. «Ho fatto una cazzata ha detto -. È stato un grave errore».
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