Il carrello dell'aereo scivola su un pezzo di storia, il piazzale della base militare di Sigonella dove avieri e carabinieri circondarono i marines per rispettare il patto con Abu Abbas e sottrarre alla galera americana i dirottatori dell'Achille Lauro. Una eco di quella levata d'orgoglio nazionale si avverte nelle parole dei militari dell'Aeronautica italiana che popolano la base: «Smettete di chiamarla americana: loro sono affittuari di una parte della base, che rappresenta la prima industria siciliana».
Dall'anno prossimo Sigonella diventerà una base Nato, intanto tra gli ospiti ci sono anche gli equipaggi di varie nazioni europee assoldati da Frontex per guardare dall'alto tutto quel che succede nella frontiera Sud d'Europa, il mare nostrum diventato scenario d'elezione del traffico più ignobile, quello degli umani. L'occhio di Frontex da oltre un anno è in grado di studiare dall'alto i movimenti di ogni natante senza essere visto, di controllare con una telecamera termica se ci sono persone a bordo (guarda il video). Una mole di informazioni alla base delle quali c'è, tra l'altro, l'accusa mossa alle navi delle Ong di favorire di fatto il mestiere maledetto degli scafisti.
Dopo portoghesi e lussemburghesi è il turno degli uomini di un'unità altamente specializzata della Guardia civil spagnola. L'aereo spia, un Airbus CN235-S300 dall'interno spartano, decolla tra rumori da film di guerra, mentre i due operatori di turno avviano i terminali del Flir, il sistema di sorveglianza a distanza che si mette subito a caccia di «target», natanti a vela e a motore, piccoli cargo (guarda le foto). La rotta non è decisa in partenza, ci si affida alle indicazioni dell'intelligence di Frontex che ha suddiviso il mare in quadranti, in parte affidati alla sorveglianza dell'agenzia europea dei confini e in parte alla missione aeronavale Sophia, e all'intuito dei sette uomini dell'equipaggio, coadiuvati da Roberto Varda, un maresciallo delle Fiamme gialle che a 55 anni si è candidato volontario per fare da ufficiale di collegamento su questi infiniti voli sul Mediterraneo: «È il mio canto del cigno», scherza osservando il lavoro degli specialisti spagnoli che dirigono le danze. Il problema non è individuare un natante: lo schermo che raffigura la mappa elettronica con i tracciati delle navi è un quadro puntinista, ciascuno delle decine di pallini colorati può essere un diportista, un cargo che alimenta un traffico di merci, oppure un contrabbandiere o, ancora, uno scafista. Per i barconi stracarichi non serve un aereo spia, ma da mesi emergono forme alternative di trasporto, come barche a vela con pochi passeggeri sottocoperta, una specie di trasporto di lusso rispetto ai gommoni, un fenomeno su cui indaga l'Antimafia di Palermo. «Se chiudiamo i porti - dice Varda - il futuro dei migranti sarà su queste imbarcazioni».
Al largo della Sicilia orientale gli operatori a bordo inquadrano una sagoma bianca sullo schermo: l'immagine termica di un catamarano. Sembra impossibile capire qualcosa da quell'inquadratura, ma in pochi secondi, manovrando una manopola da videogioco, uno degli operatori avvicina l'inquadratura, poi la passa alla telecamera normale e la ingrandisce ancora: ora è in grado di vedere anche i dettagli degli oggetti che appaiono in coperta. Le immagini vengono lavorate al computer da un altro operatore, o spedite in tempo reale attraverso una chat che ricorda la vecchia messaggeria di Windows. Un altro operatore risponde ma non dalla base Frontex di Roma, dove i dati vengono messi a disposizione dell'intelligence. Il primo passaggio rispecchia i limiti politici di Frontex e di tutto il sogno europeo. I militari rispondono in prima battuta al proprio comando di Madrid, che poi girerà le informazioni a Roma. Siamo tutti europei, tutti alleati, verrebbe da concludere che non c'è niente di male. Ma la verità è che l'agenda politica dell'Europa per ora è fatta delle agende dei singoli Stati, spesso discordanti, proprio quando si parla di immigrazione. E infatti l'aereo spia di Frontex sulla carta è uno strumento eccezionale che ha contribuito a fermare qualche centinaio di scafisti, parecchi contrabbandieri, qualche scafo che inquinava il mare. Ma nella pratica la missione, finché l'Europa non troverà la coesione politica e la strategia necessaria a fornirgli regole d'ingaggio diverse, è servita soprattutto a coadiuvare il vascello britannico di stanza a Catania che per Frontex ha eseguito duemila salvataggi di migranti, senza poter arginare il flusso che l'anno scorso ha portato a quasi 5mila morti in mare. Ci si mettono poi i cavilli normativi, difficilmente comprensibili a fronte di un'emergenza che minaccia la stabilità e la sicurezza dell'Italia. Lo spiega bene Stefano Maullu, europarlamentare azzurro che ha ispezionato le strutture italiane di Frontex con il collega Salvo Pogliese: «Europol ci ha spiegato che i dati sull'emergenza migranti in possesso di Frontex devono per legge essere cancellati entro e non oltre 90 giorni per banali questioni di privacy. Un vincolo normativo che pregiudica gli obiettivi a lungo termine su sicurezza e lotta alla penetrazione degli islamisti radicali in Europa.
Inoltre i paesi membri non hanno una normativa comune nella fornitura dei dati raccolti e trasferiti dalle autorità nazionali alle agenzie europee». Avanti così, in ordine sparso, mentre una mafia internazionale si arricchisce e usa l'Italia come un grande porto per l'Europa.
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