Da una parte, tramite il suo ministro del Commercio, Wang Wentao, promette a Elon Musk, che si trova a Pechino per diplomazia commerciale e affari, «impegno stabile e a lungo termine, alle imprese straniere, per svilupparsi» nel suo Paese. Dall'altra, come il Grande Timoniere Mao al quale si è pienamente sostituito, chiede ai giovani cinesi di «mangiare amaro», inghiottire il boccone che sembra indigeribile, come chiese già di fare il grande padre della Repubblica popolare, «per imparare il duro lavoro», la resilienza. Xi Jinping vuole fronteggiare la disoccupazione giovanile legata alle alte aspettative dei ragazzi cinesi, 11.6 milioni di laureati a caccia di posti che non ci sono. Una disoccupazione legata anche alle politiche fin qui adottate dal presidente: restrizioni anti-Covid pesantissime, repressione del settore privato e isolamento dai partner commerciali. Un giovane su cinque non trova impiego, la Cina potrebbe mancare anche l'obiettivo del 5% di crescita previsto quest'anno e la leadership cinese vuole convincere le nuove generazioni, cresciute nella prosperità e che hanno concluso gli studi accademici, a volare più basso. «Gli innumerevoli casi di successo nella vita dimostrano che, nella propria giovinezza, scegliere di nutrirsi di amarezza è anche scegliere di raccogliere ricompense», ha detto il presidente alla Festa della Gioventù, parole rilanciate dal Quotidiano del Popolo.
La propaganda non smette di raccontare storie di giovani che si guadagnano da vivere dignitosamente consegnando pasti, riciclando rifiuti, allestendo bancarelle di cibo, pescando e coltivando. È arrivata l'ora - è il messaggio - di abbassare le aspettative. Già si discute della possibilità che anche Xi, come Mao Zedong, avvii un piano per mandare i giovani nelle campagne, come fece lui stesso da ragazzo, durante la Rivoluzione Culturale.
Nel frattempo il regime, forte della visita del proprietario di Tesla, XSpace e Twitter, pensa a nuovi sbocchi per i suoi lavoratori nelle aziende straniere come quella automobilistica di Musk, secondo uomo più ricco del mondo e simbolo di un'America repubblicana nel pieno delle tensioni con l'America di Biden. «Le economie di Cina e Usa sono profondamente integrate» e le due parti dovrebbero «rafforzare il dialogo economico e commerciale e la cooperazione», ha esortato il ministro del Commercio cinese. Le opportunità sono reciproche, ma è necessario rivitalizzare il settore auto dopo che nel 2019 Tesla ha costruito la sua gigafactory a Shangai, primo impianto di produzione al di fuori degli Stati Uniti, dal quale sono uscite le prime auto di fabbricazione cinese. È importante, dopo i lockdown, far ripartire a pieno regime l'impianto, da cui arriva metà della produzione globale e che impiega 20mila lavoratori cinesi. Qui si produce la Model Y, l'auto elettrica che in Cina ha il suo mercato principale, e Musk vuole avviare la produzione di prova della nuova Model 3, berlina elettrica.
«Una cooperazione reciprocamente vantaggiosa», ha definito Musk quella con la Cina, proprio mentre Xi pensa di mandare i giovani a lavorare in fabbrica, oltre che in campagna.
Il padrone dei cinguettii mondiali non ha ancora detto una parola del viaggio sul suo social, silenzioso per 48 ore. In Cina Twitter è al bando. Ed è uno dei tanti altri bocconi amari che tocca inghiottire alla gioventù cinese e all'ospite d'onore Musk.
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