!["Sul 41 bis non arretriamo. Italia un modello per la Ue"](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/13/1739425538-23036421-large.jpg?_=1739425538)
«Il 41 bis è un regime che piace all'Europa, stiamo esportando antimafia». Andrea Delmastro è il sottosegretario alla Giustizia con delega al Dap. L'inchiesta della Dda di Palermo sui boss in regime di alta sicurezza trovati con i telefonini in cella riapre il dibattito sul carcere duro e sul difficile equilibrio tra pena, rieducazione e lotta alla criminalità organizzata. Come anticipato dal Giornale il Dap sta lavorando da tempo sulla vigilanza, con quasi 6mila dispositivi mobili tra fucili anti drone, jammer che impediscono le comunicazioni con l'esterno, metal detector manuali e dispositivi per il controllo pacchi a raggi X. «La nostra indicazione politica al Dap è opposta rispetto al passato», ricorda l'esponente di Fratelli d'Italia al Giornale, «ci furono delle circolari che non condivido che aprirono l'alta sicurezza a 8 ore fuori dalle celle come per gli altri detenuti. È stato un cedimento. Oggi è diverso, stiamo studiando modi per rendere ancor più impermeabili sotto il profilo strutturale i nostri istituti nei confronti di chi sta lì sottoposto al regime di 41 bis. Ricordo che c'è anche un reparto di Pronto intervento operativo nazionale, con un negoziatore, specializzato in caso di sommosse e criticità all'interno delle carceri, come quelle scoppiate in sincronia, con le medesime modalità e nelle medesime rivendicazioni, nel marzo del 2020. Ma stiamo anche più attenti sui trasferimenti immediati di chi viola impunemente le regole penitenziarie per manifestare il loro potere ed esfiltrare ordini fuori dalle sbarre, tanto che c'è stata un'impennata di richiesta applicazioni al 14 bis, una sorveglianza ulteriormente speciale per la pericolosità penitenziaria».
Sono gli stessi temi su cui insiste anche Nicola Gratteri, che al Giornale ha lodato il premier Giorgia Meloni...
«Se esiste il 41bis in Italia è grazie a Delmastro, l'ha detto lui in un video che ho ripostato».
L'obiettivo dei regimi di alta sicurezza è impedire contatti tra i boss e l'esterno...
«Raffaele Cutolo con la sua Nuova Camorra Organizzata ci ha insegnato che è possibile costruire una carriera criminale dietro le sbarre. La nostra indicazione politica è precisa, utilizzare tutti gli strumenti a disposizione, molti dei quali gemmano dal sangue di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il carcere non può più essere un fatale incidente di percorso, non vogliamo lasciare spazio alla criminalità che trama per tornare ad essere quella che era una volta».
Secondo una consolidata giurisprudenza Cedu il 41 bis è un regime che va rivisto. Cosa ne pensa?
«Non ci sono margini di discussione su ergastolo ostativo, carcere duro e confische patrimoniali preventive per sproporzione, anche ai parenti dei boss, in nome del follow the money di Falcone. Sono strumenti che ci pongono alla leadership mondiale nel contrasto alla criminalità organizzata. Durante un recente forum sulla giustizia ad Amburgo il capo della Dea americana ci spiegò che l'Italia è l'ultimo Paese europeo dove i narcos sudamericani, complici della 'ndrangheta, riciclano i proventi del narcotraffico, merito anche di questa normativa».
Perché, secondo lei?
«Come le grandi multinazionali fanno shopping fiscale nel fissare la sede legale dell'azienda, la mafia che oggi è meno sanguinaria ricicla i proventi illeciti laddove vi sono minori strumenti giuridici sulla confisca».
Siamo l'unico Paese in Europa con un regime così duro?
«Domani a Cadice racconteremo agli altri Paesi membri la normativa italiana. Una volta c'era una forma di negazione rispetto alla pervasività della mafia nel resto del continente, oggi tutti i governi europei riconoscono che sulla criminalità organizzata abbiamo l'asticella più alta, studiano i nostri strumenti giuridici. Di recente c'è stata la visita del ministro francese della Giustizia, era interessatissimo al Gom, il gruppo specializzato sugli associati criminali».
Anche gli agenti penitenziari sono sulla graticola...
«Sono orgoglioso del nostro corpo di Polizia penitenziaria, siamo un modello che viene chiamato in Europa a formare altri corpi di polizia, non specializzati nell'esecuzione penale, per insegnare loro come osserviamo e decriptiamo il comportamento dei detenuti».
Per aver rivelato che il Pd era andato dall'anarchico Alfredo Cospito lei è finito a processo, se ne discuterà il 20 febbraio. Come pensa finirà?
«Penso che la Procura continuerà a chiedere l'assoluzione, come già fatto in istruttoria. Ma nessun esito processuale condizionerà l'azione del governo».
Ci sono delle forze politiche che spingono per l'abolizione del carcere duro...
«Sì, all'epoca c'erano pressioni anche di natura politica mediatica per revocarlo a Cospito, in sciopero della fame. La revoca avrebbe avuto un effetto deflagrante e avrebbe aperto una falla mostruosa rispetto ai più grandi mafiosi italiani, ormai pluripatologici, come lo stesso Matteo Messina Denaro, al 41 bis con il tumore».
La sinistra dice che il 41 bis è disumano
«Io credo che siano disumano sciogliere i bambini nell'acido».
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