La Svezia sovranista raggela l'Italia sui flussi migranti. "Non facciamo patti". Il governo smorza

Poveri noi, ma soprattutto povera Europa. Perché il "no" della Svezia al "patto europeo" sui migranti non è uno schiaffo al governo di Giorgia Meloni, come afferma qualcuno, ma un pugno in faccia alle istituzioni europee

La Svezia sovranista raggela l'Italia sui flussi migranti. "Non facciamo patti". Il governo smorza

Poveri noi, ma soprattutto povera Europa. Perché il «no» della Svezia al «patto europeo» sui migranti pronunciato pochi giorni dopo aver assunto la presidenza Ue non è uno schiaffo al governo di Giorgia Meloni, come afferma qualcuno, ma un pugno in faccia alle istituzioni europee. Un pugno sferrato da un paese che viste le sue dimensioni e il numero di migranti accolti dovrebbe avere il buon gusto politico di osservare un rispettoso silenzio. Invece ieri, dopo neanche 96 ore di presidenza, Lars Danielsson, ambasciatore di Stoccolma a Bruxelles spiegava al «Financial Times» che la Svezia farà di tutto per evitare l'approvazione, entro il 2023, di quel «patto sui migranti» messo in calendario dalla Ue fin dal settembre 2020. «Faremo sicuramente avanzare il lavoro con piena forza» ma «non vedrete un patto migratorio completato durante la presidenza svedese» spiega l'ambasciatore. Dietro le affermazioni del diplomatico vi sono le posizioni dell'esecutivo del premier svedese Ulf Kristersson, un premier che - pur appartenendo al partito Moderato - prende ordini dai Cristiani Democratici, la formazione di destra uscita vittoriosa dalle elezioni dello scorso settembre. Ma le posizioni di Stoccolma non giustificano certo il silenzio con cui Bruxelles ha reagito alle dichiarazioni del diplomatico svedese. Il «patto sui migranti» annunciato dalla Commissione nel settembre 2020 e riformulato in 20 punti lo scorso novembre su sollecitazione di Roma e Parigi, rappresenta un passaggio chiave per risolvere le storture del Trattato di Dublino e le inadeguatezze delle politiche di accoglienza europee. Il tentativo di sabotarlo da parte di un paese Presidente di turno Ue dovrebbe venir considerato un'inadempienza grave sanzionabile con lo stesso rigore esibito da Bruxelles nei confronti di un'Ungheria accusata d'infrangere le norme europee dello «stato di diritto». Ma lo sfregio alle istituzioni europee è ancor più grave se consideriamo le dimensioni della Svezia e il suo approccio all'accoglienza. Parliamo di un paese grande un terzo più dell'Italia (450mila kmq contro 301mila) abitato da appena 10 milioni e mezzo di persone. Un paese semi-deserto e ricoperto da sconfinate foreste lungo le cui strade è più facile incrociare branchi di renne che automobili. Eppure il governo di Stoccolma punta a ridurre da 5mila a 900 la quota annua di rifugiati destinati all'accoglienza. Il tutto mentre l'Italia si sobbarca, nell'indifferenza Ue, gli oltre 100mila irregolari sbarcati nel 2022. Irregolari che a differenza dei 900 migranti accolti annualmente da Stoccolma non hanno neanche diritto all'asilo e non sono quindi neppure integrabili. Ma il programma della coalizione di governo svedese non si ferma qui. Tra i suoi programmi di governo rientra anche l'approvazione di norme in base alle quali sarà possibile la revoca dell'asilo ai migranti che dimostrano di non sapersi integrare. Programmi discussi e concordate nel totale silenzio dell'Unione Europea. La stessa Unione Europea pronta, invece, a reagire con toni sdegnati quando il nostro ministro dell'Interno Matteo Piantedosi propone che i migranti raccolti nel Canale di Sicilia non vengano fatti sbarcare nei nostri porti, ma in quelli dei paesi di cui le navi Ong battono bandiera. Insomma siamo davanti ad un anomalia politica che non riguarda tanto le mosse del governo di Stoccolma, ma quelle di un'Unione Europea palesemente incapace di garantire un'uniforme rispetto dei propri principi e dei propri programmi politici. E di non saperlo fare neppure quando il paese portabandiera di una simile distonia detiene un semestre di Presidenza nel corso del quale dovrebbe necessariamente incarnare l'immagine istituzionale dell'Unione. Proprio le responsabilità prettamente europee sulla questione sembrano spingere il governo italiano a non assumere, per il momento, posizioni troppo decise. Secondo il ministro per gli affari europei Raffaele Fitto «la riforma strutturale e complessiva del sistema di asilo europeo è un dossier molto complesso dove gli interessi nazionali dei singoli Stati membri sono molto sentiti e diversi». Anche per questo le affermazioni di Stoccolma «non rappresentano una presa di posizione.contro l'Italia».

Invece secondo Fitto «La questione migratoria. sarà uno dei temi principali all'ordine del giorno del prossimo Consiglio europeo». Come dire inutile, almeno per ora, intervenire in questioni sulle quali spetta solo all'Europa alzare la voce.

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