Nel prossimo Codice deontologico dei medici italiani si affronterà anche il tema dei vaccini e delle scelte no vax dei professionisti. Convinti che non si possa scoprire di punto in bianco che un medico è contro i vaccini, non si voglia vaccinare e si rifiuti di somministrare il siero ai pazienti.
«Sarà chiara l'indicazione ad impegnarsi nelle campagne vaccinali, ma non ci sarà nessuna previsione di obbligo. Questo non è possibile» specifica Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici italiani (Fnomceo), a Roma per un incontro chi avvia la discussione per la revisione del Codice deontologico dei camici bianchi. «Per i medici, come per ogni italiano - sottolinea Anelli - è chiarissimo il dettato dell'articolo 32 della Costituzione, secondo il quale nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario senza una disposizione di legge. Ciò che il codice indicherà è l'obbligo del professionista a impegnarsi nelle campagne vaccinali. Diventa insomma un obbligo deontologico - chiarisce il presidente dei medici - mettersi a disposizione delle autorità per vaccinare e informare».
Cosa accadrà ai medici che si rifiutano di sostenere le campagne? Verranno licenziati? «Le violazioni - precisa Anelli - produrranno una procedura disciplinare sul singolo caso. Si valuterà di volta in volta, ovviamente non abbiamo un intento persecutorio. Vedremo come sviluppare questa decisione».
Intanto tutti i medici no vax sono rientrati al lavoro. «Abbiamo stimato - spiega l'Ordine - che i medici reintegrati nel Servizio sanitario nazionale sono meno di mille - ha fatto presente Anelli - mentre la carenza è di 20mila colleghi tra ospedale e territorio. La mancanza di medici in molte regioni italiane è del resto un problema noto e denunciato da tempo». Come risolverlo? Non certo anticipando di un mese il rientro dei no vax, che in ogni caso sono troppo pochi per sanare i buchi di personale.
«Bisogna cambiare paradigma sulla programmazione - ha proposto il presidente Fnomceo - sburocratizzare e rendere attraente la carriera con più risorse e più dignità del lavoro.La programmazione, che spetta alle regioni, è stata impostata in questi anni sulla disponibilità di risorse economiche e non sulla reale esigenza di professionisti».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.