La guerra del grano rischia di fare più vittime di quella delle armi. Soprattutto nei Paesi più poveri che potrebbero pagare un prezzo altissimo al blocco delle importazioni di cereali dall'Ucraina. Ieri, per dire, il Ciad ha dichiarato, per bocca del presidente ad interim Mahamat Idriss Deby, l'emergenza alimentare e nutrizionale: oltre un terzo della popolazione del Paese subsahariano, ovvero 5,5 milioni di persone, avrà bisogno di assistenza umanitaria quest'anno e 2,1 milioni di ciadiani rischiano «una grave insicurezza alimentare» durante la stagione secca, che inizia questo mese. Non ha cao ieri il capo dell'Unione Africana e presidente del Senegal Macky Sall ha avuto colloqui a Sochi con il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin cercando (e almeno a parole ottenendo) rassicurazioni circa la continuità della fornitura di grano nel continente meno fortunato della Terra. Putin «è consapevole che la crisi e le sanzioni stanno creando seri problemi per le economie deboli, come quelle africane», ha detto Sall.
Putin è consapevole anche del valore che il fronte alimentare del conflitto ucraino ha nella propaganda globale. Kiev accusa Mosca di vendere il grano rubato all'Ucraina «in diversi Paesi, compresa la Turchia». Lo dice l'ambasciatore di Kiev ad Ankara, Vasyl Bodnar, che assicura che il transito di centinaia di migliaia di tonnellate attraverso le acque territoriali russe è oggetto di indagini da parte dell'Interpol. Kiev non avrebbe da Mosca sufficienti garanzie, anche se ieri lo stesso Putin, ieri in un'intervista televisiva, ha detto: «Siamo pronti a garantire il passaggio sicuro delle navi con grano ucraino senza alcuna condizione. Non approfitteremo della situazione di sminamento per effettuare una sorta di attacco dal mare». Lo Zar ha sciorinato tutte le possibili opzioni: la sua preferita è quella che prevede il passaggio del grano attraverso la Bielorussa, la strada «più semplice ed economica». Da lì, specifica lo Zar, «potremmo andare ai porti del Baltico, quindi al mar Baltico e dopo in tutte le parti del mondo». E ieri con una dichiarazione a orologeria Aleksandr Lukashenko, leader bielorusso, ha garantito che Minsk potrebbe a permettere il transito del grano ucraino verso i porti del Mar Baltico a patto che venga permesso di imbarcare merci bielorusse dagli stessi porti. Putin però, bontà sua, è pronto a vagliare anche diverse possibilità: un invio del grano via terra, attraverso la Romania, l'Ungheria o la Polonia; oppure far passare il grano ucraino attraverso i porti (controllati da Mosca) di Mariupol e Berdyansk, sul mar di Azov, o ancora attraverso i porti sul Mar Nero ancora sotto controllo ucraino, in particolare Odessa. Una soluzione, questa, che furbescamente spinge Putin a invocare lo sminamento delle le acque del Mar Nero, impegnandosi a garantire il passaggio sicuro delle navi. Putin ha anche detto che la Russia è pronta ad aumentare il suo export di grano fino a 50 milioni di tonnellate. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba malgrado le rassicurazioni russe è preoccupato: «il punto - dice - è come garantire che la Russia non approfitti della rotta commerciale per attaccare la città di Odessa. A oggi nessuna garanzia dalla Russia. Cerchiamo soluzioni insieme all'Onu e ai nostri partner».
Resta il fatto che il mondo ha fame di grano ucraino.
Ieri nel tentativo di risolvere il problema l'Ue ha lanciato una piattaforma, attraverso la rete Enterprise Europe, per mettere in contatto le imprese europee e ucraine in modo da aumentare la capacità di esportazione dei prodotti agricoli ora bloccati in Ucraina. «La nostra piattaforma di matchmaking aiuterà a creare nuove partnership: non vedo l'ora di vederle in azione, ogni tonnellata di grano è importante!», commenta il commissario per i trasporti Adina Valean.
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