Roma - E ora, mentre due Procure indagano sulla morte dei due orsi uccisi in circostante diverse, in Trentino e in Abruzzo, c'è anche una taglia sull'assassino (in realtà ancora presunto) dell'esemplare trovato morto a Pettorano sul Gizio, in provincia dell'Aquila, paese diviso a metà tra chi gli orsi li vuole liberi di scorrazzare nella riserva e chi ne chiede invece il trasferimento. Ben 50mila euro andranno a chi aiuterà a rintracciare e denunciare chi ha avvelenato il giovane esemplare di bruno marsicano. Con gli animalisti non si scherza: se sarà accertato che ad uccidere l'orsetto è stato davvero un boccone avvelenato, chi lo ha confezionato non resterà impunito. Lo garantisce l'Aidaa, pronta a pagare pur di sapere chi è arrivato a tanto per punire l'animale, forse per qualche scorribanda di troppo nei pollai della zona. Sembra, infatti, si tratti dello stesso esemplare che qualche sera fa ha avuto un incontro ravvicinato con un abitante del posto, il quale ora si prepara a chiedere i danni per la disavventura subita. «Avvelenare un cucciolo di orso marsicano - avverte l'Associazione italiana difesa animali e ambiente - è un delitto prima ancora che un reato, è ora che questi delinquenti paghino le loro colpe e le paghino con condanne esemplari e non cavandosela con semplici multe». Ecco quindi 50mila euro, pronti per chi saprà aiutare gli investigatori a scovare il balordo che, l'indomani della morte di Daniza, stroncata in Trentino da una dose letale di narcotico durante un tentativo di cattura, ha ucciso il plantigrado ai margini del parco nazionale d'Abruzzo.
La Procura di Sulmona ha aperto un'inchiesta ipotizzando il reato di uccisione di animale selvatico protetto, mentre la Forestale continua, per ora senza esito, a perlustrare la zona dove è stata trovata la carcassa dell'orso con due cani specializzati nella ricerca di sostanze tossiche.
Anche i magistrati di Trento sono al lavoro. Qui le indagini saranno seguite personalmente dal procuratore capo Giuseppe Amato che ha già convocato un vertice con gli inquirenti e i rappresentanti di Provincia e Forestale. Il reato ipotizzato è lo stesso, ma potrebbe aggiungersi anche quello di maltrattamenti per i cuccioli rimasti senza mamma che ora avranno serie difficoltà a cavarsela nel bosco da soli. Per il momento nessun nome risulta inserito nel registro degli indagati, ma quando eventualmente ci sarà, al presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi, toccherà fare un passo indietro, avendo egli affermato che si dimetterà qualora dovessero emergere responsabilità penali. In sua difesa la Provincia ha diffuso un documento dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale secondo il quale le operazioni di cattura dell'orsa Daniza avrebbero seguito tutti i protocolli, che prevedono anche «misure più energiche di intervento» nei casi di attacchi condotti per difendere i piccoli che determinino ferite anche leggere alle persone. E l'aggressione a Pinzolo, secondo le autorità, segnalava un «fattore di rischio non insignificante per l'incolumità dell'uomo».
Continuano, intanto, le mobilitazioni degli animalisti. Ieri hanno manifestato in piazza Duomo, a Trento, riuniti dalla Lav, e hanno raccolto le firme per chiedere le dimissioni del presidente della Provincia, del vicepresidente e dell'assessore all'Ambiente. Oggi saranno a Pinzolo.
Nel frattempo il ministro all'Ambiente Gian Luca Galletti reagisce alle richieste di dimissioni piovute da ogni dove: «Ci sta tutto sull'onda dell'emotività, anche questo atteggiamento, sicuramente esagerato. Spero che lo stesso interesse che c'è stato su questo tema ci sia anche su altri temi che riguardano l'ambiente e il dissesto idrogeologico».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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