«Prevediamo che la crescita del Pil italiano scenderà allo 0% nel 2023 rispetto al +2,7% previsto per il 2022, colpita dall'impatto del conflitto militare in Ucraina, della crisi energetica e dell'alta inflazione». È quanto ha scritto ieri l'agenzia di rating Moody's in un report nel quale ha peggiorato le prospettive sui giudizi assegnati alle banche italiane abbassandole da «stabili» a «negative».
Questo scenario fortemente critico accomuna, secondo Moody's, Italia e Germania. E non a caso ieri gli indici Pmi per il settore manifatturiero hanno segnato un altro arretramento. A ottobre nel nostro Paese è calato a 46,5 da 48,3 di settembre, restando sotto la soglia 50 che separa la contrazione dall'espansione economica. «Non so se sarà recessione, però tutti stanno dicendo che ci sarà un forte rallentamento. È vero che questo trimestre abbiamo avuto un Pil positivo però non crogioliamoci», ha dichiarato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ribadendo le proprie preoccupazioni e sollecitando ancora interventi contro il caro-energia e per l'abbassamento della pressione fiscale. Eppure l'andamento positivo del Pil nel terzo trimestre (+0,5% contro le previsioni di un arretramento del -0,2%) dovrebbe indurre all'ottimismo in quanto la crescita acquisita per il 2022 è al 3,9%, quindi è possibile - anche in presenza di un calo negli ultimi tre mesi - raggiungere un +3,6-+3,7% che lascerebbe margini di manovra più ampi all'esecutivo Meloni per alzare il tetto del deficit.
«Arriverà un segnale forte per alleviare il peso delle bollette su cittadini e imprese, ci sarà un investimento, credo che arriveremo a 7,8, 10 miliardi per dare un forte contributo alla riduzione delle bollette», ha dichiarato ieri il vicepremier e ministro degli esteri, Antonio Tajani.Se si aumentasse il deflatore del Pil (visto che l'inflazione ha toccato l'11,9% e rischia di restare elevata anche l'anno prossimo), il rapporto deficit/Pil quest'anno potrebbe attestarsi al di sotto del 5,1% al 4,6-4,8% previsto e dunque liberare almeno 15-18 miliardi di «tesoretto» contro il caro-energia per quest'anno e circa 21-22 miliardi il prossimo, mantenendo il deficit programmatico 2023 nell'interno 3,9-4,5%. Anche perché tanto più elevato sarà il prodotto interno lordo tanto più dispiegherà i suoi benefici effetti di trascinamento anche su quello dell'anno prossimo. Questo renderebbe più facile raggiungere quota 30 miliardi per potenziare le misure contro i rincari delle bollette.
Molto dipenderà dallo scenario globale e dall'evoluzione dei prezzi energetici. Il calo attuale delle quotazioni del gas (ieri però è salito dell'8% a 125 euro/megawattora) potrebbe essere temporaneo.
I sostegni anti-rincari del governo, l'eventuale intervento congiunto europeo (ancora tutto da definire) e le azioni della Bce saranno decisivi. Proprio l'orientamento restrittivo di Lagarde ha portato Moody's a peggiorare le previsioni per le banche italiane.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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