Tajani dà la scossa a Fi: «Ci sono le condizioni per tornare al governo»

Il presidente dell'Europarlamento all'incontro degli azzurri: «La Corte Ue riabiliti il Cavaliere»

Roma La prima standing ovation ad Antonio Tajani arriva quando dice, con forza: «Accogliere i migranti non vuol dire rinunciare alla nostra cultura e alla nostra religione. Non vuol dire togliere la croce dalle scuole o non fare il presepe a Natale. Noi siano orgogliosi di essere cristiani e un musulmano che viene qui ci disprezzerebbe se invece perdessimo la nostra identità».

La sala gremita da sindaci e amministratori locali azzurri, un migliaio, balza in piedi e applaude a lungo. Nell'Auditorium Antonianum il presidente del parlamento europeo è arrivato da Berlino e subito dopo ha un altro convegno a Bergamo, ma lui che si è sempre molto occupato del radicamento del partito sule territorio ha voluto esserci a questa convention degli Enti locali di Forza Italia.

Parla di «patria europea», di radici cristiane, di unità identitaria che apre all'accoglienza e conclude ricordando il primo discorso di Silvio Berlusconi, quello di fondazione del partito. «Aveva al centro non la politica, ma i valori che stanno alla base della nostra società e della nostra civiltà. É il momento per noi di darci da fare, perché ci sono tutte le condizioni per il centrodestra di tornare a governare. E, ricordando dai miei studi in giurisprudenza il principio fondamentale nulla poena sine lege, mi auguro che la Corte di Strasburgo stabilisca che non si può condannare un uomo a lasciare la politica per un fatto compiuto prima della legge che lo sanziona. E che dunque consenta a Silvio Berlusconi di essere ancora il nostro leader!».

È il momento della seconda, lunga e fragorosa, standing ovation. Prima l'omaggio a Tajani, più volte indicato come premier in pectore di Fi, malgrado le sue smentite, poi l'applauso al Cavaliere, per ora incandidabile ma tornato leader del partito a pieno ritmo. E su sua indicazione Forza Italia si prepara alla nuova campagna elettorale partendo da basso, dal territorio, dagli amministratori locali, dai sindaci vicini ai cittadini. Marcello Fiori, coordinatore nazionale Enti locali e organizzatore della conferenza «Rivoluzione Comune, la Forza dell'Italia», propone un ministero ad hoc per i Comuni. «Nel programma di governo che il nostro movimento politico presenterà agli elettori - dice- dovrà esserci la proposta di istituire, nella prossima legislatura, uno specifico Ministero dedicato alle autonomie locali».

Massimo Mallegni, volto emergente del partito e responsabile nazionale per i movimenti civici di Forza Italia, si è dimesso da pochi mesi da sindaco di Pietrasanta ed è uno dei protagonisti della convention. «Fi - dice - è pronta al dialogo con tutte le liste civiche. Il 77% dei comuni è governato da liste civiche politiche e locali ispirate dai principi condivisibili di tutela del bene della propria comunità». Per Guido Castelli, sindaco di Ascoli, va corretta la norma che impone ai sindaci di dimettersi 6 mesi prima di una candidatura, come chiede l'Anci. «Oggi - spiega-, con il Rosatellum e i collegi uninominali il rapporto con il territorio è molto importante e i sindaci vogliono essere tenuti in considerazione, quando si faranno queste liste. Anche per contrastare il M5S, che non ha questo tipo di classe dirigente in stretto contatto con la gente».

Nelle tavole rotonde si parla di immigrazione e il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti chiede della legge sullo Ius soli al capogruppo alla Camera, Paolo Romani.

«Con la nuova legge elettorale - spiega lui- Renzi ha il problema di ricostruire una coalizione e cerca di fare qualcosa di sinistra per trovare alleati, ecco perché si torna sulla legge per la cittadinanza. Ma l'impressione è che Renzi non la vorrebbe e deve dire il contrario e chi la vuole lo fa, in realtà, soprattutto per mettere il difficoltà il leader Pd».

AMG

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