Roma - I sindaci si ribellano al Grande Fratello fiscale e, in pratica, hanno messo in campo uno sciopero bianco rispetto alle attività di accertamento dei tributi erariali (Irpef, Iva, Irap, ecc) cui possono collaborare sin dal 2010. Difficile definire diversamente la situazione visto che solo 550 Comuni sugli oltre 8mila (il 7%) si è attivato in questa cooperazione poco gradita ai cittadini.
È quanto ha rilevato la Cgia di Mestre sottolineando inoltre che i pochi municipi collaborativi hanno diminuito il numero degli accertamenti: rispetto al picco del 2012 (3.455 accertamenti), nel 2013 il dato è sceso a 2.916, nel 2014 a 2.701 e l'anno scorso a 1.970. L'aspetto più singolare è che la ferma opposizione a svolgere il ruolo di esattori comporta una penalizzazione in termini di minori entrate. Ai Comuni è infatti riconosciuto un incentivo. «La quota riconosciuta ai sindaci era del 30%, nel 2010 è stata innalzata al 33% e nel 2011 al 50. Infine, per gli anni dal 2012 al 2017 è stata elevata al 100 per cento», ricorda Paolo Zabeo, coordinatore dell'ufficio studi della Cgia. La crescita degli introiti è stata significativa, ma solo in virtù della maggiore compartecipazione: si è passati infatti dai 2,9 milioni del 2011 agli 11 milioni del 2012, mentre nel 2014 (ultimo dato disponibile) si è toccata quota 21,7 milioni.
Insomma, i bonus fiscali sono pressoché inutili: i sindaci, soprattutto al Sud, non vogliono fare gli sceriffi del fisco soprattutto per quanto riguarda proprietà immobiliari e capacità di spesa dei contribuenti (che nei piccoli centri sono dati noti praticamente a tutti). Tra i Comuni capoluogo di provincia del Sud solo Reggio Calabria, Vibo Valentia, Pescara, Teramo, Salerno, Lecce e Benevento hanno avviato delle segnalazioni agli uomini del fisco. Tutte gli altri - in particolar modo Napoli, Bari, Caserta, Taranto e Cosenza sono rimasti inattivi. Zero accertamenti al Centro-Nord pure per Lodi, Sondrio, Vercelli, Pisa, Siena, Belluno e Treviso.
Ad aver mostrato più disponibilità a cooperare con Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza sono stati prevalentemente Emilia Romagna (5,9 milioni) e Lombardia (8,6 milioni). Nel 2014 gli enti locali di queste due Regioni hanno assicurato oltre i due terzi dell'intero incasso a livello nazionale (14,5 milioni su 21,7).
Anche se la collaborazione Fisco-Comuni sulla lotta all'evasione era una delle architravi del federalismo fiscale, i sindaci non hanno mai voluto dare corpo a operazioni che avrebbero potuto comportare un vistoso calo di popolarità. Fatto comprensibile guardando solo all'immagine non certo positiva dell'Agenzia delle Entrate presso i contribuenti. Tale comportamento, però, ha anche un risvolto negativo come segnala Zabeo. «In Molise, Campania e Calabria, secondo l'Istat, il numero degli edifici costruiti illegalmente nel triennio 2012-2014 è stimato in proporzioni variabili fra il 45 e il 60% di quelli autorizzati», ha ricordato aggiungendo che «in queste tre Regioni solo 27 sindaci, su un totale di 1.
095 amministrazioni comunali, hanno segnalato al fisco situazioni di illegalità». Va anche detto che uno Stato con una pressione fiscale media al 43% circa (che sale a oltre il 60 per le imprese) non incoraggia i contribuenti a tenere comportamenti irreprensibili.
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