Valentina Raffa
Il 16 agosto aveva tentato il sequestro di una bambina di 4 anni a Scoglitti (Ragusa). L'indiano Ram Lubhaya, 43 anni, con dei precedenti, ieri ha lasciato coattivamente il territorio nazionale con un volo per New Delhi. Non aveva diritto a stare in Italia, dove pure aveva vissuto malgrado sul suo capo pendesse un ordine di espulsione del questore di Ragusa che era stato rinnovato il giorno in cui l'uomo è stato arrestato dai carabinieri della Compagnia di Vittoria per tentato sequestro di persona e sottrazione di minore. Lo straniero, il 24 agosto, a seguito di un decreto di trattenimento emesso dal questore di Ragusa, era stato accompagnato al Cie di Caltanissetta, dopo essersi «consegnato» alla polizia chiedendo protezione sostenendo di avere ricevuto minacce di morte. A rendere nota l'espulsione, avverso la quale il difensore Biagio Giudice ha presentato ricorso, chiedendo la sospensiva del provvedimento, che non è stata concessa, è il ministro dell'Interno Angelino Alfano. L'espulsione, evidentemente, sarebbe dovuta avvenire prima. Ma è un dato incontrovertibile che il numero delle espulsioni di clandestini dall'Italia sia basso, perché servirebbero controlli ad hoc che sono espletati con sempre maggiore difficoltà dalle forze dell'ordine chiamate con sacrificio a gestire il fenomeno immigrazione, dall'accoglienza in porto all'individuazione degli scafisti, eccetera. Il caso dell'indiano ha sollevato un vespaio per il modo in cui è stato gestito sin dall'inizio. Da una parte la famiglia, che ha denunciato ai media il terrore vissuto nei momenti in cui la figlia era in braccio allo straniero, e dall'altra la pm Giulia Bisello di Ragusa che lo ha rimesso in libertà da indagato per due volte, ribadendo che la legge non consente un decreto di fermo per un reato allo stato di tentativo. L'indiano ha sempre sostenuto di essere stato frainteso.
A fare chiarezza saranno gli ispettori inviati dal ministro Andrea Orlando a cui si era rivolto con un editoriale-lettera aperta il direttore Alessandro Sallusti. Il procuratore, Carmelo Petralia, ha fatto quadrato attorno alla pm sostenendo con ironia che il reato sarebbe quello di «presa di bambina in braccio». E ricostruendo l'accaduto dice che l'indiano fa una carezza e prende in braccio la bimba in presenza del padre. Dopo 45 secondi il papà gli dice di lasciarla. Un amico dei genitori chiama i carabinieri, che fermano l'indiano per sequestro di persona, «un fermo tecnicamente sbagliato dice -. Dopo una notte in cella, il mio pm lo libera, giustamente». Ma dopo l'arresto i carabinieri dicono che l'indiano è fuggito con la piccola e il padre la recupera dopo un inseguimento.
Il caso sembrerebbe concluso con l'espulsione, ma le polemiche potrebbero proseguire. L'espulsione dovrebbe significare la sospensione della causa e il procedimento va a estinguersi se l'indagato si rende irreperibile. E avremmo abbonato un reato senza celebrare un processo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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