Terremoto, è corsa agli aiuti tra i Comuni esclusi dalla lista

Molti paesi non figurano nell'elenco di chi avrà agevolazioni. Ma c'è pure chi prova a fare il furbetto

Terremoto, è corsa agli aiuti tra i Comuni esclusi dalla lista

Roma - Le dimensioni contano. Tanto più se c'è un dramma con cui farli, i conti. E così l'elenco dei comuni nel «cratere sismico», quelli che hanno subito danni nel terremoto dello scorso 24 agosto, è un dato da cui partire, ma non è detto che sia definitivo. Sono 16 i paesi indicati nel primo decreto della presidenza del Consiglio: cinque nelle Marche, cinque in Abruzzo, due nel Lazio e quattro in Umbria. Uno (laziale) in più, 17, quelli interessati invece dal decreto di sospensione dei tributi firmato da Pier Carlo Padoan.

Ma star dentro ai «confini» del disastro può voler dire molto, perché il nesso tra sisma e danni subiti non è messo in discussione. Il neo commissario alla ricostruzione, Vasco Errani, ha invitato a stare tranquilli, assicurando che «ci sarà riconoscimento del danno anche fuori dal cratere, laddove sia dimostrabile un legame diretto tra terremoto e danno puntuale». Ma sindaci e politici locali non stanno poi così tranquilli, visto che, al momento, già tanti lamentano di essere rimasti fuori dal decreto del Mef che congela le bollette. Così per esempio nelle Marche il governatore Luca Ceriscioli mette le mani avanti, e snocciola i nomi di ben 60 comuni che quando la terra ha tremato avrebbero riportato danni e lesioni. E anche in Abruzzo il presidente della Regione Luciano D'Alfonso «allunga» la lista, indicando in 29 il numero dei centri abitati che lamentano problemi in seguito al sisma. Insomma, la partita per la definizione dei «confini» del cosiddetto cratere sismico è cominciata.

Ma non è solo la politica a cercare di definire la demarcazione territoriale del disastro. Anche i privati, residenti o vacanzieri, che hanno - o avevano - immobili nei tanti comuni danneggiati tra Lazio, Abruzzo, Umbria e Marche, guardano con preoccupazione e interesse alle mosse del governo. Il timore, che avrebbe allertato anche gli inquirenti in procura a Rieti, è che qualcuno possa voler approfittare dell'«occasione» data dal disastro, infilandosi a posteriori tra i terremotati. Che ci siano «furbetti» intenzionati a cambiare residenza all'indomani del sisma puntando i fondi per la ricostruzione, però, lo nega il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi. «Il timore - spiega - c'è sempre, per cui mi sono mosso subito. Dando ordine all'ufficio anagrafe di trasmettere ogni richiesta di cambio di residenza a carabinieri e guardia di finanza». Risultato, le uniche, pochissime domande sono arrivate da chi si era già trasferito, ma non aveva ancora perfezionato l'iter in comune. E i non residenti potrebbero, invece, diventare la marcia in più per la rinascita, mettendo le case ancora agibili a disposizione degli sfollati, mentre si avvicina l'inverno.

L'altra allerta «dimensionale» riguarda proprio la popolazione degli sfollati, dopo le notizie di centinaia di pasti a sbafo arrivate da una tendopoli nelle Marche, e la lievitazione del numero degli ospiti dei campi da circa 2.500 a - il dato è di ieri sera - 4.695 persone. Ma anche su questo punto, la Protezione Civile assicura che il numero è compatibile con quanti sono realmente senza un tetto.

Nelle prime notti, spiegano, il ridotto numero di sfollati era dovuto probabilmente al fatto che in molti avevano scelto di dormire in macchina, o si erano allontanati chiedendo ospitalità a parenti e amici, prima di rientrare per verificare i danni e recuperare i propri effetti personali.

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