Terrore nel Duomo di Milano: armato sequestra un vigilante

Preso un egiziano regolare. Dopo un controllo è corso nella chiesa con un coltello. La guardia si è dovuta inginocchiare

Terrore nel Duomo di Milano: armato sequestra un vigilante

Per il procuratore Alberto Nobili pericoli sul fronte terroristico non ce ne sarebbero davvero. «Più che un invasato questo egiziano di 26 anni sembra un tipo con le idee un po' confuse: una volta arrivato in questura, alla polizia avrebbe confidato di aver fatto quel che ha fatto perché ha una stanza all'interno del Duomo di Milano e voleva andarci a dormire il prima possibile...Infatti è stato arrestato per sequestro di persona, resistenza a pubblico ufficiale e porto abusivo di coltello. La Digos però sta effettuando dei controlli su di lui, finora tutti negativi». Resta il fatto, inconfutabile e gravissimo, che l'immigrato in questione ieri in tarda mattinata è riuscito a entrare in Duomo armato di un coltello e a sequestrare, puntandogli una lama puntata alla gola per 8 interminabili minuti, una guardia giurata della società di vigilanza «Axitea», un italiano di 30 anni che l'aveva inseguito dopo il suo ingresso nella cattedrale.

Tutto inizia qualche minuto dopo le 13 quando la pattuglia appiedata «Duomo» della polizia di stato, composta da due poliziotti in servizio al commissariato di zona, il «Centro», avvicina lo straniero seduto sui gradini davanti al Sagrato e gli chiede di mostrare i documenti. Si tratta, come preciserà più tardi la questura, di un controllo del tutto casuale perché l'immigrato non ha attratto l'attenzione dei poliziotti per qualcosa di particolare. Lo straniero tergiversa «Non li ho» risponde subito, quindi borbotta altro, poi si alza in piedi di scatto, corre verso l'ingresso principale del Duomo, smarca un primo vigilantes (se ne alternano una ventina sull'intero complesso monumentale) e corre all'interno. Nella cattedrale ci sono diversi visitatori. Una guardia giurata nota lo straniero che ha fatto un ingresso piuttosto plateale e lo segue, cerca di bloccarlo accanto a un confessionale lungo la navata sinistra; per tutta risposta lo straniero tira fuori un coltello e fa inginocchiare il vigilantes a terra tenendogli la lama poggiata sulla gola.

Nel frattempo la macchina dei soccorsi si è messa in moto. Il Duomo viene completamente evacuato e cinturato dalla polizia, all'interno arriva personale del commissariato Centro, delle «Volanti» e del reparto mobile e tutti si avvicinano con cautela all'egiziano per cercare di calmarlo, iniziando una paziente e delicatissima opera di mediazione. L'uomo non parla, di lui non si sa nulla, potrebbe essere un folle, magari un invasato religioso e per questo la cautela ha la precedenza su tutto, si sta sfiorando la tragedia. Una poliziotta si toglie il cinturone come a voler tranquillizzare lo straniero che nessuno ha intenzione di fargli male. Sotto la minaccia di quel coltello i minuti però non passano mai e quando ne sono trascorsi otto un poliziotto in servizio al reparto mobile si fa cadere addosso all'immigrato che, finendo a terra, viene così disarmato e bloccato.

Una volta in questura è lui stesso a dichiarare di avere 26 anni e di essere egiziano. «Ho una stanza in Duomo, volevo andarci a dormire» spiega in un italiano quasi perfetto (si scoprirà che ha abitato a Baranzate, nel Milanese) ai poliziotti che però non si fanno incantare visto che lo straniero, fingendosi un po' matto, magari vuole semplicemente aderire l meglio a una messinscena ben architettata che, in quel momento, potrebbe ancora rimandare a chissà quali scenari. Si scopre però che l'uomo ha un permesso di soggiorno non solo valido ma a tempo indeterminato rilasciatogli nel 2010 dalla questura di Savona per una pratica di ricongiungimento familiare.

Il suo unico precedente ci riporta all'aeroporto di Malpensa, quattro anni fa: aveva rubato due bottiglie di champagne in un negozio ed era scappato, barricandosi nell'area riservata al perdonale dello scalo. Anche in quella occasione gli agenti della Polaria lo avevano inseguito e catturato.

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