Rientrare nell'ottica della normalità. È questa la sfida. I mesi di emergenza sono stati duri, famiglie con la vita sospesa, il lavoro, la scuola. Ma le necessità, quelle urgenti e gravi sono ancora lì. Ad aspettare la soluzione. A casa sono rimasti gli anziani, bisognosi di cure e d'assistenza, ma la paura dei contagi era troppa e loro troppo fragili e così ad occuparsene sono state spesso le donne della famiglia, addossandosi un ennesimo peso. Ma ora che i mesi del lockdown e degli ospedali al collasso sono passati, bisogna guardare avanti. Riprendere a lavorare e fare lavorare, richiamare dall'estero le badanti, tornare a pianificare una vita non più emergenziale in cui però venga garantita la sicurezza. Si studiano rimedi, risposte.
Fra questi i corsi di specializzazione via Zoom, strutturati per migliorare le competenze dell'assistenza domestica e portati avanti in questi mesi dall'agenzia per il lavoro Family Care, una società del gruppo Openjobmetis, tra i cinque big player del lavoro interinale italiano, che ha voluto però andare oltre. E per farlo è partita dal territorio. Passi concreti- che poi sono i più importanti- e un piano di accordi con i laboratori di analisi mediche delle città all'interno delle quali operano le filiali: i test di screening anti Covid, ai quali le badanti potranno sottoporsi per accertare le proprie condizioni di salute in relazione al Covid-19, saranno agevolati dall'Agenzia stessa, che ne assorbirà totalmente il costo. «Badanti con il cuore recita il nostro claim, ma parliamoci chiaro - spiega Rosario Rasizza, amministratore delegato di Openjobmetis- per metterci il cuore, occorre serenità. Servono garanzie, per le famiglie, per gli anziani e per le lavoratrici». Fare il test spesato non è poco, nella prima tranche se ne effettueranno almeno 500. Poi ci sono le seconde ondate. «Le nostre lavoratrici potranno effettuare un test indipendentemente dalla loro nazionalità», decisione che si somma all'osservanza delle regole imposte la scorsa settimana dal Ministro della Salute Roberto Speranza che ha chiesto, con particolare riferimento alle persone in entrata dalla Romania, di praticare l'isolamento fiduciario per 14 giorni. «Durante il lockdown c'è stata una generale corsa alla regolarizzazione delle badanti, spiega Rasizza che da anni si occupa del settore. Il blocco ha acutizzato infatti i problemi legati alla riorganizzazione familiare, comprese le necessità di gestione dei parenti anziani. Le badanti irregolari non hanno più avuto il permesso di circolare come invece potevano fare le regolari, auto certificandosi una reale esigenza di lavoro. Questo ha rappresentato, pur in un momento di generale difficoltà sociale, un risvolto positivo per il riconoscimento etico e normativo di una figura che, in un Paese demograficamente avanzato come il nostro, sta rivestendo un'importanza sempre più marcata». Ma non solo, ricevere assistenza domiciliare ha un altro vantaggio sociale: limitare i rischi di contagio, contenere i rischi di una diffusione del virus che, nelle residenze collettive, ha provocato migliaia di morti. Una ferita non solo italiana. È per questo che la Francia ha pensato al «premio Covid» per i 320.000 professionisti che lavorano nei servizi domiciliari per persone non autosufficienti.
Il bonus, annunciato dallo stesso Macron, come compensazione dei loro sforzi durante la crisi sanitaria del coronavirus, sarà finanziato con 160 milioni di euro. È stato proprio il capo dello Stato a voler rendere loro omaggio, loro che permettono a 800.000 anziani e 300.000 disabili di vivere nelle loro case.
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