Bangkok (Thailandia). Si riaccende il fuoco della rivolta a Bangkok. Ieri migliaia di persone sono scese nelle strade della capitale per manifestare contro il governo. Dopo mesi di silenzio, la gioventù thailandese è tornata a sfidare il generale Prayut Chan-o-cha premier dal colpo di Stato del maggio 2014 , la monarchia del re Maha Vajiralongkorn e le nuove restrizioni anti Covidche vietano di radunarsi in più di cinque persone. I dimostranti, che hanno usato i social network per organizzare la protesta e che si riuniscono sotto la sigla Redem («Restart Democracy»), un contenitore di diversi gruppi creato dal movimento Free Youth, hanno tentato di marciare verso la Government House, dove si trova l'ufficio del primo ministro. Vicino al Victory Monument, però, sono stati fermati dalla polizia in assetto antisommossa, dai container e dal filo spinato messo dalle autorità alle prime luci dell'alba.
Le tensioni sono iniziate intorno alle 15.30, quando i manifestanti hanno provato a rimuovere i blocchi e gli agenti hanno risposto con cariche, lancio di lacrimogeni, idranti e sparato proiettili di gomma contro la folla e i giornalisti presenti. Il bilancio della guerriglia è di una decina di manifestanti feriti, due arresti e un blindato della polizia dato alle fiamme. Intorno alle 17.30 gli organizzatori hanno dichiarato conclusa la protesta, annunciando presto nuove manifestazioni, ma un centinaio di persone sono rimaste in strada continuando ad affrontare gli agenti con petardi e lancio di oggetti fino a tarda notte.
La manifestazione di ieri è andata in scena mentre la Thailandia sta sprofondando nel caos a causa della variante Delta. Il Paese è in piena emergenza Covid. Gli ospedali sono colmi e impreparati, mentre gli obitori non riescono più a contenere il numero di morti in arrivo e hanno iniziato ad utilizzare container refrigerati a noleggio per conservare i cadaveri. Solo nella giornata di ieri ci sono stati 21.833 casi e 212 vittime. Numeri che fino ad ora, dall'inizio della pandemia, non si erano mai visti nel «Paese dei Sorrisi». Eppure la Thailandia era riuscita a superare il 2020 con un bassissimo numero di contagi.
Il governo ha imposto il lockdown in numerose province e in alcune zone ha ordinato il coprifuoco dalle nove di sera alle quattro del mattino. Gran parte della popolazione e diversi analisti vedono in queste misure una mossa del premier per cercare di far placare le manifestazioni di protesta. Ma la drammatica situazione, al contrario, sta alimentando il fronte antigovernativo. Il primo ministro Prayut Chan-O-Cha, infatti, negli ultimi mesi è stato duramente criticato per la gestione della crisi e la lentezza della campagna vaccinale: appena 4 dei 70 milioni dei thailandesi hanno ricevuto due dosi. E non è un caso che ieri i manifestanti scesi in piazza, oltre a volere le immediate dimissioni del premier e un taglio al budget della monarchia, chiedono un cambio di rotta nella gestione dell'emergenza e nella campagna di immunizzazione, con la somministrazione di Pfizer e Moderna, invece del Sinovac made in Cina, Paese alleato del governo.
La chiusura delle attività ela mancanza di turismo da oltre un
anno, sta facendo sprofondare nella povertà gran parte dei thailandesi che ogni giorno fanno code interminabili nelle principali città per ricevere gratuitamente una manciata di riso offerta da qualche benefattore privato.
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