Al netto della precisazione di Palazzo Chigi, dopo le parole del premier Giuseppe Conte (sulle possibilità di un rimpasto e di un tagliando al contratto), l'ipotesi di rivedere la squadra di ministri è sul tavolo del governo. C'è un primo nodo da sciogliere: i tempi. L'idea del M5S è di accelerare: incassato il voto sulla manovra, i grillini vorrebbero rimescolare le carte nell'esecutivo con due-tre cambi. Ovviamente, prima del voto alle europee, che potrebbe cambiare gli equilibri nella maggioranza gialloverde.
L'obiettivo è arrivare con l'accordo chiuso alle elezioni, senza poi dover riaprire le trattative. Dal proprio canto, la Lega vuole attendere l'esito della tornata elettorale prima di ridiscutere la squadra di governo. È chiaro che un successo elettorale del Carroccio rimetterebbe in gioco anche la poltrona di Conte a Palazzo Chigi. Ma soprattutto un'affermazione del centrodestra aprirebbe a nuovi scenari. Prima o dopo le Europee, le poltrone che scottano si conoscono. I ministri bocciati sono noti. Nella pattuglia pentastellata sono tre le teste che potrebbero saltare: Danilo Toninelli, Elisabetta Trenta e Barbara Lezzi. Il ministro del Lavoro e Sviluppo economico Di Maio vorrebbe affidare al fidatissimo, Riccardo Fraccaro, ora ministro per Rapporti con il Parlamento, la guida delle Infrastrutture e dei Trasporti al posto di Toninelli. L'attuale titolare dei Trasporti verrebbe retrocesso in Parlamento. Ma l'opzione Fraccaro, molto stimato anche negli ambienti leghisti, è valutata anche per un eventuale cambio al ministero della Difesa: la Trenta non ha convinto Di Maio. A traballare c'è anche la poltrona del ministro del Sud, Barbara Lezzi: l'ala vicina al presidente della Camera Roberto Fico vorrebbe sostituirla con Carla Ruocco, presidente della commissione Finanze alla Camera dei Deputati. Se non salta il ministro Lezzi, la Ruocco è in pole per sostituire Laura Castelli, sottosegretario all'Economia. Scalpita per entrare nell'esecutivo il prof Andrea Roventini, scelto da Di Maio, inizialmente, per la guida del ministero dell'Economia. Ma al momento la poltrona di Giovanni Tria è blindata. Così come quella del ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi: sedia su cui ha fatto un pensierino Alessandro Di Battista. Il Dibba per ora non entrerà nella squadra di governo. Si profila per lui un ruolo diverso, all'interno del M5S: un po' garante, un po' leader. Fuori, dunque, dal Palazzo. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella non ne vuole sapere di cambi alla Farnesina e al ministero delle Finanze: quelle caselle non si toccano.
Tra i parlamentari, Francesco Silvestri, Gianluigi Paragone ed Emilio Carelli vorrebbero un posto nel governo. Ma ad oggi sono la seconda scelta. Punterebbe, invece, a un rafforzamento del suo incarico, Vincenzo Spadafora, sottosegretario con delega alle Pari opportunità. Forte anche di un rapporto con il presidente Conte, che si consolidato molto negli ultimi tempi.
Anche la Lega valuta la sostituzione di un paio di ministri: le poltrone in bilico sono quelle di Lorenzo Fontana, ministro della Famiglia e Disabilità, ed Erika Stefani, ministro per gli Affari regionali. Due ministri che nei primi mesi non si sono distinti per grandi meriti. Matteo Salvini vorrebbe promuovere qualche giovane deputato.
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