Torna a crescere la fiducia nel governo

Da circa 60 anni seguo l'evoluzione dell'opinione pubblica e i comportamenti della popolazione ed è con grande piacere che da oggi lo farò per Il Giornale, sul quale ogni venerdì analizzeremo i trend setttimanali

Torna a crescere la fiducia nel governo
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Da circa 60 anni seguo l'evoluzione dell'opinione pubblica e i comportamenti della popolazione ed è con grande piacere che da oggi lo farò per Il Giornale, sul quale ogni venerdì analizzeremo i trend setttimanali. Ma com'è iniziata questa settimana? Come sempre negli ultimi tempi, un po' di pace, un po' di guerra, alcuni considerano questo momento pieno di rischi, ma altri, come me, vedono questo momento pieno di opportunità.

In ogni caso cominciamo dalla politica estera, cioè dai conflitti in atto: circa un terzo degli italiani ha focalizzato la sua attenzione sulle guerre in corso, quella in Ucraina e quella tra israeliani e i palestinesi estremisti. L'interesse dell'opinione pubblica è stato più indirizzato verso il conflitto in Ucraina nella parte iniziale della settimana, anche in concomitanza con le elezioni presidenziali in Russia vinte da Putin, per poi spostarsi anche sul conflitto in Medio Oriente. La paura derivata dalla guerra è piuttosto forte e, nel caso Italia, è stata focalizzata sulla rassicurazione venuta dalla presidenza del Consiglio. La presidente Meloni per ben due giorni ha rassicurato gli italiani che non invieremo armi offensive in Ucraina e che quindi ci manteniamo ai margini della guerra. Tutto questo si è ripercosso in positivo sul governo e in particolare su Fratelli d'Italia.

Date queste considerazioni, le domande e le risposte si ampliano con l'esplorazione del trend. A che punto siamo quindi con la politica? Il governo è «in salute»? L'opposizione finge di esistere o esiste realmente? E il presidente della Repubblica che figura fa? E infine, in che «punto politico» siamo?

Cominciamo dal presidente Sergio Mattarella che, al nono anno del suo mandato, gode di «ottima salute popolare»: quota 67 nell'indicatore di fiducia è un voto altissimo, soprattutto se è stato preceduto, talvolta, da voti percentuali ancora più alti. Augurargli lunga vita politica significa confermargli la generale benevolenza della popolazione.

E il governo Meloni come sta? Un «38» preso oggi è notevole, soprattutto perché quasi in salita rispetto all'inizio dell'anno. È ben vero che è cominciato molto alto all'inizio del suo mandato (Ottobre 2022), a quota 45, ma sono passati quasi due anni e in termini di adesioni, specialmente quelle della parte più matura della popolazione, non ha perduto «pezzi» nell'immaginario collettivo. Nessun governo precedente ha mantenuto questo livello di popolarità (forse anche perché non ne ha avuto il tempo). Ultimamente poi la tendenza a stabilizzarsi del governo si è rafforzata forse proprio in quanto l'inconscio collettivo ha sentito che la premier si batte per mantenere la pace (a differenza del suo collega francese Macron che sembra far di tutto per attizzare il fuoco della guerra).

Quanto ai restanti leader politici, presentano una quasi invarianza di giudizi e la «classifica» è a sua volta invariata: si fa luce Giuseppe Conte (M5s) alla pari con Matteo Salvini (Lega). Conte in lieve salita rispetto alle precedenti rilevazioni, Salvini stabile, mentre Tajani e Schlein che li tallonano tendono a crescere e gli ultimi tre, Calenda, Lupi e Renzi, sono del tutto stabili.

Un'ultima curiosità: come «buttano» i voti? Una prima considerazione è che delle elezioni si parla meno di una volta, una generazione fa se ne parlava molto di più e due generazioni fa ci si azzuffava per la politica. Oggi la politica interessa sempre meno, le trasmissioni televisive che la riguardano hanno sempre meno audience. In secondo luogo, direi che, proprio per questo sentimento di indifferenza nei confronti della politica, le quote dei partiti sono piuttosto stabili: tre partiti svettano, Fratelli d'Italia che è tuttora di gran lunga superiore agli altri e tende persino a rafforzarsi, il Pd che oscilla stentatamente intorno al 20% e il Movimento 5 Stelle che resta un credibile partito di massa malgrado l'incredibilità suscitata spesso in noi ricercatori. Il primo dei tre è guidato dalla leader giusta per i nostri tempi, il secondo è sorretto dalla sua storia e il terzo conta sulla fantasia del suo capo.

In definitiva a noi ricercatori sembra di vivere una situazione non lontana da

quella dell'Impero romano sotto Claudio, il quale sosteneva la politica del «panem et circenses»: il popolo si guida garantendogli il pane e con i giochi, purché siano fatti in un grande circo e non su un campo di battaglia.

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