Mentre Clio e Giorgio Napolitano riempiono gli scatoloni e preparano – questa volta per davvero – l’addio alle stanze del Quirinale, c’è chi, nell’ombra, si frega le mani bramando l’ambito trasloco.
Di chi si tratta? Le novità sono un redivivo Pier Ferdinando Casini, il neo ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e Franco Bassanini, attuale presidente della Cassa Depositi e prestiti (con una storia politica tra Psi, Pci e Pds). Il leader dell'Udc avrebbe l'approvazione di Silvio Berlusconi, a cui si è riavvicinato negli ultimi mesi. E il Cavaliere, alla ricerca di una figura di non-rottura, vede proprio nel vecchio-nuovo alleato un candidato all'altezza. Gentiloni, tra i preferiti del presidente del Consiglio, godrebbe dell'appoggio forzista e di parte dell'opposizione: il salto dalla Farnesina al Quirinale non è da escludere, anzi.
La roulette del toto Colle continuerà a girare per tutto il mese, a braccetto con un altro frizzante fenomeno di inizio anno: il calciomercato. È un gennaio dei nomi e delle sparate, anche belle grosse. E nel gioco vale la stessa regola del Festival di Sanremo: il trionfatore annunciato non vince mai. Dunque, il nome più ricorrente candidato a diventare il nuovo capo dello Stato è da scartare praticamente a priori. Un po’ come al Conclave.
Di nomi e cognomi se ne sono fatti a gogò, fin dal giorno in cui Napolitano riaccettò l’incarico (era il 20 aprile 2013). La confusione, da quel momento, ha regnato sovrana: tant’è che dopo l’impossibilità di Pier Luigi Bersani di formare un governo, di esecutivi ne abbiamo visti due. Re Giorgio ha dato l’incarico ad Enrico Letta, che dopo gli “stai sereno” di Matteo Renzi, si è visto rottamare, impacchettare e mettere in soffitta a prendere la polvere.
Ma oltre le beghe di governo, quelle del Quirinale. Chi per il dopo Napolitano? Tanti, troppi. A partire da Riccardo Muti, che sarebbe stato contattato dal premier. Ma il direttore d’orchestra ha smentito. Da Muti a un altro nome suggestivo come Renzo Piano (peraltro senatore a vita), ma anche qui sono solo chiacchiere. I bookmaker gongolano e i rumors si sommano, rincorrendosi. Da un trito e ritrito Romano Prodi (affossato dai 101 dem all’ultima tornata) per arrivare a Walter Veltroni. In mezzo spunta la candidatura poco entusiasmante di Laura Boldrini e Pietro Grasso. Poi c’è un evergreen (che però non piace a nessuno) come Giuliano Amato e l’affascinante idea di eleggere presidente della Repubblica Raffale Cantone, magistrato italiano e presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione.
E mentre Renzi parla di passaggio “delicato e difficile”, assicurando che il suo Partito Democratico “sarà decisivo nello scegliere insieme a tutti un arbitro equilibrato e saggio, il garante super partes delle istituzioni”, si fa largo l’esercito delle donne. C’è chi spinge per una quota rosa al Colle e il nome è sempre lo stesso: Emma Bonino. Ma, oltre la radicale, si è parlato anche di Paola Severino (bloccata però da Forza Italia), la senatrice Pd Anna Finocchiaro e il ministro della Difesa Roberta Pinotti.
Dalle donne agli economisti: i due candidati principe sono il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan (uno dei favoriti) e il numero uno della Bce, Mario Draghi.
Due nemici assoluti per il Movimento 5 Stelle, che promuove sempre Stefano Rodotà (che piace assai alla minoranza Pd) e Ferdinando Imposimato.Le uniche certezze, al momento, sono due: che ogni nome (o quasi) è papabile e che il prossimo capo dello Stato non può essere di centrodestra.
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