Tre indagati per l'omicidio al bar, uno è un capo ultrà

L'architetto freddato per un affare da 400mila euro. I killer incastrati dalla pistola rubata

Tre indagati per l'omicidio al bar, uno è un capo ultrà

Ucciso per un affare da 400mila euro. Tre fermati per l'omicidio di Walter Abi, architetto 66enne, e per il ferimento dell'ex calciatore Luca Cavallitto, 49 anni, avvenuto il primo agosto a Pescara.

A incastrare Renato Mancini, 49 anni, Fabio Iervese, 43 anni e Cosimo «Mimmo» Nobile, capo storico degli ultrà del Pescara, una pistola 9x21, la stessa sottratta durante una rapina 3 settimane prima a una guardia giurata. Un assalto al centro agroalimentare di Cepagatti per sottrarre al portavalori della Sicuritalia 30mila euro in contanti e assegni per 1500 euro e che, per i primi due, è valso l'arresto, il 21 settembre. Tre mesi di indagini e comparazioni balistiche di polizia e carabinieri fino alla prima certezza: l'arma è la stessa utilizzata da uno spietato sicario per uccidere Abi e Cavallitto mentre siedono a un tavolino del «bar del Parco». Qualcosa, però, va storto e Cavallitto, fortunatamente, si salva. Un agguato durato 30 secondi.

È sera quando da una siepe spunta l'assassino: casco integrale, giacca nera, zaino in petto e pistola in pugno. L'uomo spara prima alcuni colpi dall'esterno, poi entra nel dehor passando tra i vasi e spara ancora, a distanza ravvicinata, alla testa per dare il colpo di grazia. Infine rovescia una sedia, prende le chiavi di un'auto e telefoni cellulari delle vittime. Qualcuno fugge, altri si nascondono sotto i tavoli mentre il killer si allontana su uno scooter. Le videocamere registrano tutto. Abi e Cavallitto sono a terra in un lago di sangue quando arrivano i soccorsi e gli uomini della scientifica per i rilievi. Abi viene raggiunto da quattro degli otto colpi esplosi e viene sottoposto a intervento chirurgico. «È in condizioni gravissime per choc emorragico per ferite multiple da arma da fuoco su torace, addome, braccio destro e massiccio facciale», spiegano i medici. Chi vuole la morte dei due? Si scava nel passato delle vittime e si pensa a una storia di droga. Il padre di Cavallitto smentisce. «Walter e Luca volevano aprire un albergo. La droga non c'entra», dice.

Un affare che infastidisce qualcuno tanto da organizzare l'agguato mortale. Secondo l'inchiesta del procuratore aggiunto Annarita Mantini e del sostituto Andrea Di Giovanni, i tre sono a vario titolo accusati di omicidio e tentato omicidio. Da chiarire chi ha sparato dei tre.

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