"Il treno che non frena è incubo di tutti. A me è capitato una volta con un cane"

Il deputato di Fdi, macchinista per 18 anni: "Se ci sono responsabili devono pagare. Non è tollerabile nel 2023 che si muoia al lavoro"

"Il treno che non frena è incubo di tutti. A me è capitato una volta con un cane"
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Enzo Amich, prima di diventare deputato, è stato anche un macchinista. Oggi l'esponente di Fdi rivendica la necessità di guardare alla tragedia di Brandizzo pure con gli occhi di chi guidava il treno. Certo è, aggiunge, che se «ci sono dei responsabili, questi devono pagare».

Onorevole, lei legge i fatti di Brandizzo con consapevolezza.

«Sì, perché ho lavorato come macchinista per ben diciotto anni. Conosco bene i rischi e le sensazioni di quel mestiere. Uno degli incubi dei macchinisti, senza escludere nessuno, è questo: un treno che non riesce a frenare per tempo. Noi siamo abituati a pensare al freno, a un'inchiodata, riferendoci alle autovetture, con il funzionamento della gomma su asfalto. Ma guardi che il freno di un treno è un meccanismo molto più complesso. Vanno calcolate le tonnellate che un treno porta con sé, il meccanismo ferro su ferro e la velocità. E quindi si ha spesso la paura, l'incubo appunto, che un treno lanciato a certe velocità non freni prima del necessario. Questo ovviamente quando ci si trova un ostacolo improvviso davanti».

Quindi le vuole portare all'attenzione un'altra prospettiva.

«Sì perché a volte colpevolizzare senza sapere risulta più facile, specie sui social network. E mi pare che subito dopo la tragedia di Brandizzo sia partita la solita litania stigmatizzante. Un mio collega ha investito una donna incinta e ha smesso di viaggiare. Ma la verità è che quando ti trovi una persona dinanzi spesso non puoi fare più niente, se non appunto provare a frenare. E vedi perfettamente la scena. A me è capitato con un cane. Sono sceso e per fortuna era ancora vivo, così l'ho portato sul treno e ho contattato i carabinieri per tentare di salvarlo, per far sì che arrivasse un mezzo per recuperarlo. Del resto c'è l'obbligo di scendere per comprendere in che tipo di ostacolo ci si è imbattuti. E purtroppo di casi ce ne sono tantissimi. Casi in cui non si può che tirare il freno di emergenza, sperando».

Senta, una curiosità. Come fa un macchinista a diventare parlamentare? Non è una cosa di tutti i giorni.

«Guardi, è stata la continuazione naturale di un impegno. Forse non me ne sono neppure accorto subito ma ho sempre fatto politica: con il volontariato, con la Protezione civile, con il soccorso alpino. Poi mi sono ritrovato a fare il capo di gabinetto e il sindaco. E quindi è arrivata questa candidatura. Tutto in otto anni».

Lei vuole discolpare qualcuno per Brandizzo?

«No assolutamente. Anzi, se ci sono delle responsabilità, i responsabili devono, e sottolineo devono, pagare. Dico soltanto che andava spiegato come non sia semplice stabilire le colpe in queste circostanze. Ad oggi sembra ci siano stati problemi di comunicazione. Bisogna vedere di chi con chi. Ma è chiaro che le responsabilità debbano essere accertate. E le dirò che è altrettanto fondamentale non smettere d'investire in sicurezza. Ferrovie, binari, personale, rotaie, treni, stazioni: fanno tutti parte dello stesso complesso su cui, a prescindere dalla parte politica, è sempre necessario intervenire, senza risparmiare».

Ma il governo è attivo in materia.

«Certo, è quello che dobbiamo fare oggi, che già stiamo facendo , e che ci premierà. Perché non è tollerabile nel 2023 che muoiano delle persone mentre lavorano».

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