Cos’è cambiato a trenta anni da Tangentopoli. È il titolo nonché l’interrogativo posto, in un convegno, tenutosi a Roma presso il teatro Sala Umberto e organizzato dal centro studi Leonardo Da Vinci in collaborazione con l’associazione Riformismo e Libertà. La risposta a tale domanda, però, è sempre la stessa: nulla. Secondo gli autorevoli relatori, non solo sarebbe rimasto tutto come prima, ma addirittura potrebbe esserci stato un peggioramento.
L’ex europarlamentare Giuseppe Gargani, promotore dell’iniziativa, sollecitato da Davide Vari, direttore de "Il Dubbio", si è chiesto come ancora oggi, considerando quanto accaduto col caso Morisi o sulla vicenda Open, “sia possibile continuare a portare avanti una battaglia senza armi con il potere coercitivo della magistratura”.
A descrivere il quadro attuale è stato l'ex togato Luca Palamara, noto per le denunce contro il sistema delle correnti, che ha ribadito come tuttoggi “le doverose indagini della magistratura continuano a essere portate su un altro terreno, quello della contrapposizione politica. In un corretto civile vivere democratico non dovrebbe essere consentito. Bisognerebbe ragionare, invece, su come dovrebbero coesistere, nella loro sfera di autonomia, il potere legislativo e quello giudiziario. I magistrati devono essere autonomi e indipendenti, così come la politica deve poter svolgere il suo compito”.
Per Piero Sansonetti, direttore de “Il Riformista”, una certa parte della magistratura avrebbe finito col condizionare le vicende politiche attuali. Enzo Carra, ex portavoce della Dc e protagonista dell’arresto più eclatante di Mani Pulite (fu portato in tribunale con gli schiavettoni ai polsi, ndr) ha ricordato come negli anni di Tangentopoli, attraverso quel modus operandi, è stata nei fatti cancellata la storia del partito cattolico per eccellenza, mentre al contrario “è stato consentito al Partito Comunista di rigenerarsi”.
Dubbi ci sono all'interno anche della stessa magistratura. Raffaele Marino, gip nel periodo di Tangentopoli, ha ribadito come “tutt’oggi Davigo non rappresenta la magistratura” e soprattutto ha ricordato come in quegli anni che hanno cambiato il racconto del nostro paese “c’erano avvocati che giravano per le carceri, dicendo cosa vi deve dire il mio assistito per essere liberato”. Lo stesso togato, rammaricato nel non vedere più la toga come il sogno che aveva da bambino, ha sottolineato come adesso la “certezza del diritto è un miraggio nel deserto della ragione” e come purtroppo anche nella magistratura venga utilizzato una sorta di manuale Cencelli, che nei fatti avrebbe finito solo col favorire una parte.
Non è d'accordo con tale ipotesi, però, Umberto Ranieri, esponente di spicco della corrente dei “miglioristi” del Pci. Il dirigente del Pd ha specificato come l’arma del giustizialismo, nella maggior parte dei casi, si è rivoltata contro chi l’ha utilizzata: “Dopo Tangentopoli per la sinistra non solo non ci fu il cambiamento auspicato, ma nei fatti c’è stata l’ascesa di Berlusconi”.
Calogero Mannino, ex ministro Dc e oggetto dell'accusa (poi rivelatasi infondata) della trattativa tra Stato e mafia, non solo ha esortato a fare una riflessione sugli anni delle tangenti, ma anche su mafiopoli, argomento su cui a suo parere ci sarebbero aspetti interessanti che vedrebbero coinvolta quella parte politica che si è distinta da quegli anni fino a ora “per un finto giustizialismo”.
La linea dura di una certa magistratura, per Ercole Incalza, già dirigente del ministero delle Infrastrutture, non avrebbe risparmiato l'economia, a partire dal settore delle costruzioni. Ecco perchè l’avvocato Salvatore Catalano ha esortato i presenti a chiedersi “le vere ragioni che hanno portato a tutto ciò”. Secondo l’autore Roberto Serrentino “determinate indagini si sarebbero potute fare anche senza tanto clamore mediatico”.
L’ex ministro per gli Affari Regionali Enrico Costa, dunque, ha sottolineato come ancora oggi ci sono “arresti per ottenere delle confessioni e gip scelti a seconda della convenienza”. Fabrizio Cicchitto, presidente dell’associazione Riformismo e Libertà, dopo aver effettuato un lungo excursus temporale, è arrivato alla soluzione che in Italia una certa magistratura ha agito indisturbata solo per abbattere l’avversario scomodo del momento.
A trenta anni da Tangentopoli, l’ex capogruppo del Pdl, infatti, ha ricordato come in “quell’operazione è stato fatto di tutto per salvare D’Alema, Occhetto e Veltroni.
Nessuno, però, aveva previsto, che l’arma del giustizialismo potesse rivoltarsi contro la stessa parte che la aveva utilizzata, favorendo l’ascesa di Berlusconi, che guarda caso è stato toccato dalla magistratura solo quando è sceso in politica”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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