Nello stesso giorno in cui i 5 Stelle bussano a soldi per mantenere e ampliare il reddito di cittadinanza, il presidente dell'Inps butta a mare un intero pezzo del sistema che ruota intorno al sussidio. Pasquale Tridico ieri ha elogiato gli assegni e affondato i navigator. «Se non avessimo avuto il Reddito di cittadinanza -ha spiegato in un'intervista su Radio 24- 3,1 milioni di persone sarebbero sul lastrico, sarebbero sprofondati. La cig e la Naspi non li avrebbero raggiunti». L'economista ha poi ammesso che c'è «qualcosa da migliorare sul lato delle politiche attive» e, alla domanda se sia sbagliato legare queste politiche, cioè il servizio fornito dai navigator, e il sussidio, ha risposto «no, il legame c'è ma è marginale».
Marginali, dunque. Il presidente dell'Inps, l'ente che eroga materialmente il sussidio, liquida così il ruolo dei quasi 3.000 giovani assunti nell'estate del 2019 per aiutare i percettori del reddito a reinserirsi nel mondo del lavoro. Tridico, uno dei «padri» del reddito, concede un'attenuante: «Questo non può essere un anno di test, il Paese è fermo». Ma è la sua visione del sistema navigator, che per i 5 Stelle era la garanzia che i sussidiati non sarebbero rimasti ancorati al divano rinunciando a lavorare, ad apparire completamente diversa da quella ufficiale del partito al governo: «Io vedo il Reddito di cittadinanza come uno strumento di sostegno al reddito, di lotta alla povertà, piuttosto che di politiche attive».
Che la parte di formazione e ricerca di impiego non abbia mai funzionato davvero non è una novità e non dipende dai navigatori, che in maggioranza sono giovani che si sono dati molto da fare, ma da un sistema concepito male e tuttora incompleto. Il problema è che se è «marginale» come dice Tridico per quale motivo ogni sette euro spesi per il reddito di cittadinanza uno non finisce in tasca ai percettori ma viene speso in politiche attive. Il costo totale del reddito è di 7,1 miliardi l'anno e aumenterà a 7,3. Stando ai dati Inps la spesa per coprire gli assegni è stata però di 6,1 miliardi circa. E proprio ieri due deputati del M5s hanno presentato un emendamento alla legge di bilancio per prorogare il contratto ai navigator. «Marginali», ma avanti così.
I dati tra l'altro non ci dicono quanti assegni siano finiti in tasca a chi ha mentito pur di intascare. La cronaca ci restituisce numerosi casi perfino di mafiosi «premiati» con il reddito. Eppure ci sono voluti quasi due anni per avviare veri controlli a tappeto. Finora le verifiche si sono basate su ricerche mirate su individui o gruppi specifici. Non è mai partito il sistema di ricerca «massiva», basato cioè sull'incrocio «a strascico» dei dati dei percettori in mano all'Inps con le banche dati di Anagrafe tributaria, Comuni, Regioni.
Un sistema che dovrebbe far emergere chi percepisce l'assegno indebitamente controllando se possiede immobili, auto o se magari è ricoverato in una struttura di lungo degenza o, ancora, se ha pendenze con la legge. Il Garante per la privacy ha fissato i paletti e dato il via libera. I controlli dovrebbero diventare molto più penetranti. Meglio tardi che mai.
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