Trudeau ci ha ripensato: scuse per le molestie

Dopo che la giornalista palpeggiata nel 2000 ha finalmente rivelato la sua identità

Trudeau ci ha ripensato: scuse per le molestie

«Non credo di aver agito in modo inappropriato», diceva il bel Justin ancora 48 ore fa. Prima che la giornalista rimasta nell'ombra per quasi 18 anni, quella che nell'agosto del 2000 denunciò a un quotidiano locale di essere stata da lui palpeggiata durante un'intervista (e poi raccontò la storia a un quotidiano locale che ci scrisse un editoriale intitolato «Open Eyes»), rivelasse finalmente la sua identità. Aggiungendo di aver ricevuto, il giorno seguente, le sue scuse.

Justin è Trudeau, il primo ministro canadese giovane e progressista che col suo sorriso e i modi spigliati ha conquistato le donne di mezzo mondo. Quello che festeggiò l'8 marzo 2017 stanziando 650 milioni di dollari per finanziare progetti che difendessero i loro diritti, alcuni dei quali finalizzati a prevenire la violenza di genere. Quello che a gennaio, parlando del #MeToo, giurava che «per tutta la vita sono stato attento e rispettoso, una delle prime cose in cui mi sono impegnato fu il centro contro la violenza sessuale della società studentesca di McGill».

Poi però è venuto fuori che quando aveva 28 anni e faceva ancora il professore, durante un festival musicale a Creston in cui si raccoglievano fondi per la prevenzione delle valanghe (il fratello Michel aveva perso la vita due anni prima su una pista da sci), il futuro premier del Canada perse il controllo di fronte a quella giovane reporter. Che da ieri ha un nome: si chiama Rose Knight, è coetanea di Trudeau, ha spiegato che si è decisa a venire allo scoperto a causa della crescente pressione dei media, che non ha avuto più nessun contatto con lui in tutti questi anni e che, non essendo in cerca di popolarità, eviterà strumentalizzazioni politiche.

La signora ha detto che non intende denunciare Trudeau ma al tempo stesso ha svelato che l'indomani ricevette le sue scuse. Più sentite e meno goffe di quelle che le offrì il giorno prima, quando (lo scrisse nell'attacco del suo editoriale) il giovane Justin le disse: «Se avessi saputo che lavoravi per un quotidiano nazionale non mi sarei spinto così avanti». Come se esitessero donne e giornaliste di serie A e di serie B...

Insomma anche il paladino delle donne aveva uno scheletro nell'armadio, e da questa storia sembra aver tratto una lezione: «Ho capito di aver sbagliato. Spesso un uomo vive certe interazioni come piacevoli, o comunque non inappropriate, mentre una donna, soprattutto nel contesto professionale, può sperimentarle in modo diverso. Dobbiamo rispettarlo e riflettere su questo».

Senza voler delegittimare il movimento d'opinione che negli ultimi mesi lotta contro le molestie sessuali subite dalle donne - e che ben più gravi episodi ha contribuito a portare alla luce -, si può però sperare che il punto di vista maschile espresso da cotanto testimonial non passi inosservato...

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