Trump arriva a New York. La Grande Mela blindata. "No telecamere in aula"

Partito dalla Florida tra ali di folla urlante. Oggi la prima udienza. Con il rischio scontri

Trump arriva a New York. La Grande Mela blindata. "No telecamere in aula"

Donald Trump vola in una New York blindata alla vigilia della sua storica comparizione in tribunale dopo l'incriminazione per il presunto pagamento alla pornostar Stormy Daniels per comprarne il silenzio su una loro passata relazione prima delle elezioni del 2016. «Martedì mattina, crediateci o meno, andrò in tribunale. L'America non doveva essere così», ha scritto il tycoon sul suo social Truth annunciando la sua partenza da Mar-a-Lago, in Florida, e tornando a parlare di «caccia alle streghe».

Nel tragitto dal resort all'aeroporto di West Palm Beach il corteo ha percorso lentamente le strade tra due ali di decine di fan di The Donald che sventolavano bandiere con scritto «Trump» e urlavano «I love you». Nella Grande Mela, invece, sono ore di tensione per il timore di proteste violente o di scontri tra i fan del tycoon e i suoi oppositori. La polizia ha rafforzato la sicurezza intorno alla Trump Tower, dove l'ex inquilino della Casa Bianca è arrivato ieri pomeriggio, e al tribunale di Lower Manhattan dove oggi si presenterà per le impronte digitali e la foto segnaletica, e dove si dichiarerà non colpevole delle accuse. Già da ieri mattina curiosi e giornalisti hanno affollato i marciapiedi intorno al palazzo sulla Fifth Avenue, con l'area circondata da transenne e agenti dell'Nypd e del Secret Service a presidiare.

«La violenza non sarà mai tollerata», ha sottolineato il capo della polizia, mentre il sindaco della Grande Mela, Eric Adams, ha assicurato che «Non ci sono specifiche minacce credibili» e ha avvertito i possibili «piantagrane»: «In un momento in cui i facinorosi potrebbero venire nella nostra città, il nostro messaggio è chiaro e semplice: mantenere il controllo». Oggi a mezzogiorno, due ore prima dell'udienza, il club dei giovani repubblicani di New York ha organizzato un «Rally for Trump» al Collect Pond Park, il piccolo parco di fronte al tribunale di Centre Street al quale parteciperà anche la deputata della Georgia Marjorie Taylor Greene, fedelissima del tycoon. Nelle strade intorno alla corte è stato chiuso il traffico, e gli altri casi del pomeriggio sono stati rinviati per limitare il transito di persone nell'edificio. Nei giorni scorsi, invece, diversi media americani - tra cui Cnn, New York Times, Washington Post e Wall Street Journal - hanno chiesto al giudice di Manhattan Juan Merchan di rendere pubbliche le accuse che hanno portato all'incriminazione di The Donald, nonchè l'autorizzazione a seguire e trasmettere in diretta la sua comparizione in tribunale. «Il diritto di accesso è al suo massimo livello quando si tratta della prima incriminazione di un presidente degli Stati Uniti», hanno spiegato in una lettera al togato che dovrà leggere gli oltre 30 capi d'imputazione al tycoon. «A parte il fatto che un ex presidente non è a rischio di fuga, mantenere le accuse secretate dopo che ne è stata resa nota l'esistenza non fa che alimentare speculazioni sul loro contenuto», hanno precisato. I legali di Trump hanno espresso al giudice la loro opposizione alle telecamere in aula. Anche se in realtà l'ex presidente ha tutta l'intenzione di trasformare la sua comparizione in uno show a scopo elettorale, cercando di sfruttare l'occasione di mostrarsi come vittima di una persecuzione politica, e c'è chi scommette che se non verrà resa pubblica, sarà lui a diffondere la foto segnaletica, per molti destinata a diventare un'icona della campagna elettorale del prossimo anno. Secondo un sondaggio della Cnn pubblicato poche ore fa, il 60% degli americani approva l'incriminazione di Trump, ma tre quarti degli intervistati sono convinti che la politica abbia giocato un ruolo nel caso, e per il 52% di questi è la motivazione principale.

Intanto The Donald ha assunto un nuovo legale per il caso di Stormy Daniels: è Todd Blanche, avvocato per reati di colletti bianchi che ha lavorato in passato alla procura di Manhattan e in precedenza ha rappresentato Paul Manafort, l'ex manager della campagna di Trump, e Igor Fruman, ex alleato di Rudy Giuliani.

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