Una lieve ripresa nei sondaggi a tre giorni dall'Election Day dà a Donald Trump nuova energia per combattere la sua battaglia fino all'ultimo colpo (e anche, come vedremo, senza risparmio di colpi bassi). Una rilevazione condotta per Fox News sui probabili elettori mostra Joe Biden sempre chiaramente in vantaggio a livello nazionale, ma con un margine sul presidente uscente che si è ridotto dal 10 per cento di inizio ottobre all'8 per cento: siamo attualmente 52 a 44 (con ancora un 2 per cento di indecisi e un altro 2 per cento intenzionato a scegliere candidati minori) a fronte di un 53 a 43. Niente di sconvolgente in apparenza, ma siccome quello che conta sono le vittorie conseguite Stato per Stato e non il totale nazionale, tanto sembra bastare per non poter escludere aritmeticamente una vittoria in recupero di Trump sul filo di lana. E dunque il rush finale della campagna si fa sempre più intenso da entrambe le parti.
La tenuta nei sondaggi del presidente più divisivo della recente storia americana poggia sui freschi dati molto positivi dell'economia, ma viene frenata da quelli catastrofici dell'epidemia, che ieri hanno fatto segnare negli Stati Uniti un altro indesiderato record mondiale, con i nuovi contagi che per la prima volta hanno superato la soglia dei centomila in un solo giorno, mentre la somma delle vittime ha oltrepassato le 228mila unità. Trump cerca disperatamente di allontanare da sé la responsabilità di questo disastro e gioca sporco per addossarla alla classe medica del suo Paese. «Sapete ha detto in tono allusivo alla folla dei suoi sostenitori accorsi a un suo comizio nello Stato del Michigan i nostri dottori prendono più soldi se qualcuno muore di Covid. Ogni decesso vale duemila dollari, così nel dubbio scelgono di dire che sono morti di Covid».
Trump non ha meglio precisato il concetto, ma le sue affermazioni hanno suscitato una pronta e quasi incredula reazione dell'Associazione dei medici americani («Attacchi maligni, vergognosi e infondati»), oltre che fornire benzina alla polemica del candidato democratico.
Biden denuncia il cinismo del suo rivale che «non ha ancora un piano contro il Covid, ha abbandonato voi e le vostre famiglie e cerca solo di rendervi insensibili all'orrore attaccando medici e infermieri che lavorano ogni giorno per salvare vite». Polemiche al calor bianco che non nascondono il punto essenziale: la partita non può ancora dirsi definitivamente chiusa, perché rimane almeno in teoria aperta in una serie di Stati in bilico che potrebbero ancora rivelarsi decisivi. E questo spiega l'attivismo frenetico dei due attempati rivali (va pur sempre ricordato che hanno 74 e 77 anni, che perfino in tempi come i nostri è ampiamente l'età della pensione), i quali rimbalzano da un angolo all'altro della Pennsylvania, del Michigan, dell'Ohio e della North Carolina alla ricerca dei voti degli ultimi indecisi elettori che vivono in città e contee solitamente dimenticate da Dio e dagli uomini.
Anche i candidati alla vicepresidenza Mike Pence e Kamala Harris inseguono voti pregiati: il repubblicano era ieri in North Carolina, Stato che quattro anni fa Trump aveva vinto per 117mila voti e dove ora è dato in svantaggio dell'uno per cento, mentre la democratica è nella contesissima Florida tra Miami, Fort Lauderdale e
Lake Worth. In campo c'è anche l'ex boss di Joe Biden: Barack Obama lo ha accompagnato nel Michigan operaio di Detroit e Flint, che nel 2016 diede a Hillary Clinton un'amarissima sorpresa sbandando a destra, e potrebbe rifarlo.
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