Alla fine la Tunisia sta cedendo. «Per ragioni umanitarie» ha accettato l'attracco a Zarzis del cargo Sarost 5, che dal 13 luglio era intrappolato in un tragico limbo con 40 migranti a bordo: li aveva raccolti su una piattaforma di estrazione del gas verso cui erano andati alla deriva col loro barcone, ma dopo aver chiesto aiuto - invano - a Malta, Francia e Italia si era diretto verso Zarzis dove si reca abitualmente per motivi economici. Anche Tunisi però si era tirata indietro perché teme che i suoi porti possano essere ufficialmente riconosciuti come approdi sicuri dove sbarcare immigrati. E lì era iniziata l'agonia dei profughi che per due settimane sono rimasti al largo delle coste nordafricane con scorte ridottissime di acqua e viveri.
Sabato sera il premier Youssef Chahed ha dato finalmente l'autorizzazione allo sbarco, che però fino ieri sera non era stato materialmente effettuato. «Sono felice della decisione di Tunisi anche se è arrivata con ritardo - ha detto il capitano della Sarost -, le persone a bordo sono esauste e vogliono scendere a terra». I profughi hanno dai 17 ai 36 anni, provengono da Egitto, Bangladesh, Camerun, Senegal, Guinea, Costa d'Avorio e Sierra Leone. Uno è ferito, due donne sono incinte e nei giorni scorsi la Mezza Luna Tunisina (l'equivalente della nostra Croce Rossa) dopo averle visitate aveva avvisato che stavano rischiando di abortire.
Chahed ha cercato in tutti i modi di evitare che sbarcassero in Tunisia, e anche ora che sembra costretto ad arrendersi ammonisce: «Questo non deve essere considerato un precedente, la Tunisia ha già rifiutato l'apertura di campi di accoglienza per migranti sul proprio territorio». Un messaggio chiaro alla Ue, che aveva avanzato la proposta di creare piattaforme regionali di sbarco fuori dal territorio europeo. E poi una nuova frecciata nei confronti di La Valletta: «Il primo intervento di salvataggio si è svolto in una zona competenza maltese, spettava a loro coordinare i soccorsi». Il premier tunisino ha dato rassicurazioni sulle condizioni di salute dei profughi, che stanno ricevendo assistenza medica, dopodiché ha aggiunto che non vogliono restare in Tunisia bensì andare in Europa.
Come gli altri 123 che ieri hanno raggiunto la Spagna, salvati dalla Guardia costiera di Madrid nello stretto di Gibilterra.
E che si aggiungono agli oltre mille recuperati in mare tra venerdì e sabato e ancora in attesa di essere identificati nelle strutture in provincia di Cadice. Da quando l'Italia ha negato i suoi porti la rotta spagnola diventa ogni giorno più «calda»: gli scafisti sembrano aver trovato lì la nuova gallina dalle uova d'oro...
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