Uccise la compagna e depistò. Arrestato sei mesi dopo

In manette un polacco. Aveva detto: "Due giorni dopo una lite l'ho trovata morta"

Uccise la compagna e depistò. Arrestato sei mesi dopo
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Il cadavere della donna era stato rinvenuto il 13 giugno all'alba proprio dal compagno, l'uomo che da ieri, esattamente a sei mesi da quella mattina, si trova in carcere per averla uccisa, accusato di omicidio volontario doloso con l'aggravante di aver agito nei confronti della convivente. Era stato proprio lui, l'autotrasportatore 43enne di origine polacca Konrad Marek Daniec, quel giorno a lanciare l'allarme, confezionandosi contemporaneamente un alibi senza sbavature o che comunque a lui allora doveva essere sembrato tale. «Io e Hanna abbiamo avuto un brutto litigio un paio di giorni fa e subito dopo me ne sono andato di casa. Adesso torno e la trovo morta, nel nostro appartamento». Secondo i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Milano guidati dal colonnello Antonio Coppola questa sarebbe stata solo la prima di un castello di bugie che Daniec ha tentato strenuamente di tenere insieme in tutto questo tempo. Per nascondere che invece era sua la mano assassina che aveva finito Hanna Herasimchyk, 46enne bielorussa, ex ballerina in un nightclub nel pavese e poi badante, residente a Pozzuolo Martesana, piccolo centro 25 chilometri a est dell'hinterland milanese e a pochi chilometri dalla provincia di Bergamo.

L'ennesimo femminicidio quindi, messo a segno al capolinea di una rapporto di coppia logoratosi nel tempo, «caratterizzato da frequenti litigi e aggressioni reciproche» scrivono gli investigatori dell'Arma in una nota. La notte tra l'11 e il 12 giugno, dopo una violenta lite con Hanna, Daniec l'aveva infatti soffocata, simulando poi il suo rinvenimento solo la mattina del successivo 13 giugno, quando ai carabinieri aveva fatto il nome di un presunto ex fidanzato della donna. Quando però i militari hanno accertato che quella persona era assolutamente lontana da ogni sospetto, i dubbi più grandi si sono concentrati proprio sul compagno della vittima, che ogni volta che è stato ascoltato ha fornito una versione differente dei fatti.

Il 13 giugno, tanto per fare un esempio, Daniec aveva raccontato di aver visto Hanna l'ultima volta all'alba dell'11, al culmine di quel litigio che l'avrebbe fatto allontanare da casa «in preda alla rabbia e alla disperazione»; ma già il 18, sentito dagli investigatori una seconda volta, aveva invece sostenuto che l'ultimo contatto con lei era stato il 9 giugno. Ricordi differenti, cambi di date, imprecisioni, invenzioni totali e mezze verità che non hanno fatto altro che aggravare la posizione dell'uomo. Inoltre, analizzando il segnale Gps del suo furgone (l'uomo lavorava per un importante corriere, ndr) i militari hanno poi ottenuto dei punti fermi dei suoi movimenti, che non coincidevano affatto con la sua ricostruzione durante gli interrogatori.

Parte del piano di Konrad Daniec inoltre consisteva anche nel fingere che Hanna fosse incinta all'ottavo mese, quindi ormai prossima al parto, al momento della morte. Una sua personalissima versione dei fatti, in realtà.

Che avrebbe raccontato alla madre - che ha sempre nutrito il sospetto che lui c'entrasse qualcosa con la morte della 46enne - e a una seconda donna con cui intratteneva una relazione extra coniugale. «Io in quel momento ho perso due vite, ho perso una famiglia fatta» aveva detto all'amante parlando della morte del bimbo, in realtà inesistente, e dell'ex ballerina.

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