«Credeva in ciò per cui l'Ucraina stava combattendo». A spiegare le ragioni che avrebbero mosso Willy Joseph Cancel, 22 anni, cittadino americano volato in Ucraina come contractor a fianco delle forze militari di Kiev, è la madre Rebecca Cabrera, che ha parlato commossa alla Cnn. Il giovane è stato ucciso lunedì mentre combatteva a fianco delle truppe di Kiev, a difesa del Paese ed è il primo contractor americano morto dall'inizio della guerra e il secondo cittadino Usa rimasto ucciso dopo James Whitney Hill, che viveva e lavorava in Ucraina da 25 anni. Willy Joseph lavorava per una società militare privata e veniva pagato per combattere. «Voleva farne parte per fare in modo di contenere le cose lì, e far sì che non arrivassero qui e i nostri soldati americani non venissero coinvolti in tutto questo», spiega mamma Rebecca.
La notizia ha spinto il Pentagono a intervenire, cercando di scoraggiare altri cittadini statunitensi a seguire le orme del ragazzo: «Chiediamo agli americani di non andare, l'Ucraina è una zona di guerra», è costretto a puntualizzare il portavoce del Pentagono, John Kirby, commentando la notizia del giovane ucciso in battaglia.
E anche da Londra arriva un messaggio identico, all'indomani della notizia dell'uccisione in Ucraina di un ex soldato inglese che aveva prestato servizio in Afghanistan, mentre nei giorni scorsi combatteva al fianco delle forze di Kiev. Nel suo caso, però, non si trattava di un contractor, pagato, ma di un volontario che aveva deciso di unirsi alla Brigata internazionale che sta sostenendo l'esercito ucraino con persone da ogni parte del mondo. «Non vogliamo che i cittadini britannici vadano a combattere in Ucraina», ha spiegato in la sottosegretaria al Commercio internazionale del Regno Unito Anne-Marie Trevelyan, consapevole che l'invasione e il bombardamento dell'Ucraina «inorridiscano il popolo britannico». «Ma ci sono molti, molti modi in cui tutti possiamo sostenere, attraverso l'aiuto umanitario, le nostre case, i finanziamenti. Non vogliamo che le persone vadano a combattere».
Proprio ieri si è scoperto che due volontari britannici, impegnati in attività di assistenza umanitaria in Ucraina, sarebbero stati rapiti dai soldati russi. Lo ha reso noto l'associazione non profit britannica Presidium Network, dicendo che i due uomini sarebbero stati rapiti a un checkpoint nel sud del paese, e specificando che nonostante fossero in contatto con la ong stavano svolgendo le proprie attività in maniera indipendente. Secondo il fondatore di Presidium Network, Dominic Byrne, al momento del rapimento i due davano assistenza a una famiglia di un paese a sud di Zaporizhzhia. «La mia famiglia e io siamo estremamente preoccupati - spiega la mamma di Paul Urey, catturato insieme all'amico Dylan Healy, che conferma: «Erano volontari umanitari in Ucraina». «Chiediamo il sostegno di tutti per riportarlo a casa e per pregare per la sua salute», perché Paul soffre di diabete e «ha bisogno dell'insulina».
Avrebbe invece 26 anni e due figli il volontario inglese Scott Sibley che ha imbracciato le armi in Ucraina. Si era unito da volontario ai soldati ucraini per aiutarli «come un fratello», aveva detto lui stesso. Con lui c'era un altro cittadino britannico, disperso. Il Foreign Office non ha confermato l'identità di entrambi.
Sono molti i volontari partiti dal Regno Unito, tanti ex militari, che si sono uniti alla legione internazionale creata da Kiev dopo l'inizio dell'invasione russa.
Fra loro anche Aiden Aslin e Shaun Pinner catturati dalle truppe di Mosca a Mariupol e poi comparsi in un video nel quale invocavano di essere scambiati con prigionieri russi. La famiglia di Aslin ha lanciato un appello per i diritti dei foreign fighter. I volontari, se catturati, rischiano di essere trattati come mercenari e non come soldati regolari.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.