Michel: giorni drammatici. Avramopoulos controllato. "Bloccate i conti di Panzeri"

L'ha chiamato in causa, sia pure fra suggestioni e sospetti, e lui prova a smarcarsi dall'inchiesta che rischia di travolgerlo

Michel: giorni drammatici. Avramopoulos controllato. "Bloccate i conti di Panzeri"

L'ha chiamato in causa, sia pure fra suggestioni e sospetti, e lui prova a smarcarsi dall'inchiesta che rischia di travolgerlo. Andrea Cozzolino contro Antonio Panzeri che in sostanza ha detto ai magistrati belgi: «Non ho le prove, ma indagate su di lui». E l'eurodeputato, ora sospeso dal Pd, cerca di tutelarsi: «Da oltre una settimana sono chiamato in causa sulla stampa nel Qatargate sulla base di sospetti e illazioni, pur non avendo avuto alcun avviso o comunicazione giudiziaria da parte delle autorità inquirenti».

In realtà Panzeri ha messo a verbale che Cozzolino ha preso il suo posto alla testa della Delegazione per il Maghreb, insomma si è seduto su una poltrona strategica per i rapporti con i Paesi cari al predecessore e, come se non bastasse, l'ex collega gli ha lasciato in eredità pure il suo assistente, l'ormai noto Francesco Giorgi, arrestato il 9 dicembre.

Dunque Cozzolino prova a sfuggire ad una stretta sempre più pericolosa: «Ho dato mandato ai miei legali di presentare istanza al giudice istruttore Michel Claise con la quale, pur dichiarandomi estraneo ai fatti, chiedo di essere sentito per contribuire all'accertamento della verità». E per questo, Cozzolino assicura di voler rinunciare allo scudo dell' immunità parlamentare.

Insomma, l'europarlamentare tenta di rompere l'accerchiamento, mentre sui giornali rimbalzano i nomi di altri due parlamentari coinvolti in qualche modo nell'immagine: il belga di origini italiane Marc Tarabella, che avrebbe ricevuto regali dal Qatar, e la sua collega Maria Arena, toccata dalle dichiarazioni di Panzeri, oggi al centro di un altro sviluppo: il Belgio chiede all'Italia di congelare il suo conto e quello della figlia Silvia.

Intanto, l'ufficio di presidenza del gruppo socialista ha sospeso un funzionario (un lettone) per «colpa grave». E oggi l'ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili affronta l'udienza in cui si decideranno le sue sorti - ancora carcere oppure il ritorno in libertà - e in qualche modo si complica la posizione dell'ex commissario europeo Dimitri Avramopoulos. Era nel board di Fight Impunity, la ong di Panzeri al centro dello scandalo, dunque in una posizione scomoda. Lui si è difeso spiegando che aveva ottenuto un permesso scritto prima di fare quella mossa, ora però si scopre che la Commissione gli ha scritto «per chiedere ulteriori informazioni su come ha rispettato le condizioni relative alla sua attività». Soprattutto nel periodo delicato dei due anni successivi alla fine del mandato: in quella finestra temporale Avramopoulos ha fatto visita a diversi commissari. Incontri brevi e di cortesia, almeno all'apparenza. «In nessuno di questi meeting - fa sapere il portavoce della Commissione Eric Marner - ha rappresentato la ong Fight Impunity». È un punto a favore di Avrampoulos ma non è detto che sia risolutivo. Sul caso Kaili, invece, l'avvocato si dice ottimista su una possibile scarcerazione: «Lei si fidava del compagno Francesco Giorgi e lui l'ha tradita. Ha saputo dei soldi all'ultimo minuto ma quel denaro era di Panzeri» ha detto.

Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha definito lo scandalo «drammatico e dannoso per la credibilità europea» e in questa situazione - ha precisato nell'intervista a Politico - diventa più arduo far fronte alle molteplici crisi che hanno investito la Ue. Quel che sta emergendo alimenta retropensieri e suscita ombre. Non basta perchè sullo sfondo, ma nemmeno tanto, c'è il ruolo fortissimo dei Servizi; gli 007 belgi hanno intercettato per mesi Panzeri e soci, ma si deve ancora valutare il ruolo e l'eventuale interferenza di spie di altri Paesi.

Un eurodeputato greco, Giorgos Kyrtsos, del gruppo di Renew Europe ma in passato membro di Nea Dimokratia, annuncia di voler denunciare gli agenti del suo Paese che l'avrebbero spiato. Il riferimento è al cosiddetto «watergate greco», con decine di politici ascoltati al di fuori di ogni orma, ma ci si chiede se per il Qatargate le regole siano state rispettate.

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