Gli Uffizi come Malpensa: metal detector e controlli

Massima allerta per i rischi di attentati al museo fiorentino, tra i più visitati al mondo. Il direttore: «Dopo il Bardo di Tunisi niente è più come prima»

Gli Uffizi come Malpensa: metal detector e controlli

Firenze - La Galleria degli Uffizi come un grande aeroporto internazionale. Questa l'idea rivoluzionaria del nuovo direttore del museo fiorentino, insediatosi il 6 novembre scorso, il tedesco Eike Schmidt, che per garantire la sicurezza contro il rischio terrorismo, del primo museo d'Italia per numero di visitatori (quasi due milioni nel 2014) e primo al mondo per densità di visitatori (cioè divisi per superficie museale), è disposto ad aumentare le già altissime misure di sicurezza (per il Ponte dell'Immacolata +10% di visitatori, per Natale +8%).

Schmidt ha solo 47 anni ma ha già maturato esperienze in prestigiosi istituti in tutto il mondo come il Minneapolis Institute of Arts, la National Gallery of Art di Washington, il J. Paul Getty Museum di Los Angeles e, infine, Sotheby's di Londra. Esperto di arte fiorentina, ha già lavorato e vissuto a Firenze, per cui conosce alla perfezione il luogo che è stato chiamato a dirigere. Il personale di vigilanza è composto da circa 60 persone per turno, quindi 120 al giorno, ma Schmidt sta pensando di potenziarlo. Inoltre, più telecamere di sorveglianza, più metal detector e vetri antisfondamento ovunque. «Ma nessuno deve accorgersi dei cambiamenti».

In che senso direttore?

«Nel senso che gli Uffizi sono un museo e non devono diventare una fortezza. Le nuove misure di sicurezza che stiamo adottando non devono incidere né sulla bellezza dell'architettura né sull'esperienza della visita».

Ma davvero gli Uffizi sono a rischio terrorismo?

«Senza dubbio. Dopo gli attacchi di Parigi ho convocato una riunione con i responsabili della sicurezza per decidere che cosa si potrebbe migliorare. Insieme alle forze dell'ordine, soprattutto i carabinieri del nucleo Tpc abbiamo individuato misure da prendere ad effetto immediato ed altre nel corso dei prossimi mesi».

Quali sono quelle ad effetto immediato?

«Innanzitutto non entra più nessuno senza il passaggio sotto il metal detector; l'uso delle palette di sicurezza come in aeroporto; nessuno dei dipendenti entra più senza badge; nessuno entra senza mostrare un documento. Una volta dentro il museo, dopo il metal detector, i visitatori possono lasciare le loro borse nel guardaroba in tutta tranquillità».

E le misure future?

«Aumenteremo il numero di personale di sicurezza e le videocamere per avere sotto controllo tutte le zone del museo, non solo i quadri famosi, anche in ambito perimetrale. Sostituiremo i vetri antiproiettile con quelli antisfondamento perché gli Uffizi non sono solo un contenitore di grandi capolavori ma anche un'opera d'arte essi stessi. La maggior parte dei visitatori però non si renderà nemmeno conto di questi interventi».

Come è cambiata, secondo lei, la percezione della sicurezza nei musei italiani dopo gli attentati di Parigi?

«Inizialmente la sicurezza era pensata per proteggere le opere d'arte. Adesso pone lo sguardo anche sulla protezione delle persone, soprattutto dopo l'attentato al museo del Bardo di Tunisi».

Ogni giorno ci sono ore di attesa per entrare agli Uffizi. Queste persone sono un potenziale bersaglio?

«Sono assolutamente un bersaglio. Una lunga fila non protetta rappresenta quasi un invito per i terroristi. In verità la collaborazione con le forze dell'ordine e l'esercito in servizio permanente sul piazzale degli Uffizi è di fondamentale importanza per intervenire immediatamente su un'eventuale presenza terroristica. Hanno anche cani che fiutano esplosivi, magari nascosti negli zaini. Il nostro obiettivo è quello di garantire la stessa sicurezza che c'è in un aeroporto come il JFK di New York o la Malpensa».

Si spieghi meglio.

«La mia idea di sicurezza è quella che si percepisce in un aeroporto internazionale: non incide in maniera negativa su chi deve iniziare il suo viaggio e nemmeno sul suo umore. Il visitatore è tranquillo, può rilassarsi e se vuole comprare nei negozi. Musei e aeroporti sono molto paragonabili».

Come pensa di riuscirci?

«Attraverso un uso massiccio delle tecnologie più moderne e il ruolo del vigilante più attivo che abbia un ruolo di osservazione, in sinergia con gli impianti di sicurezza».

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