Un'app usata come esca. 800 arresti in 16 Paesi per armi, droga e soldi

L'Fbi, con il sostegno di Europol, smantella una rete criminale globale: "Salvate 100 vite"

Un'app usata come esca. 800 arresti in 16 Paesi per armi, droga e soldi

Potremmo definirla un'operazione di tecno-scienza, ma nella vicenda in questione non c'è l'Oliver Stone della situazione a sceneggiare la parabola di Edward Snowden e neppure il capitano Gerd Wiesler, zelante agente Stasi nella pellicola da oscar «Le Vite degli Altri». Questa è la storia di un manipolo di cyber-poliziotti, che attraverso un'app ha prima intercettato e poi smascherato centinaia di criminali in tutto il mondo. L'operazione, guidata dall'Fbi, affiancata da Europol e dalle polizie di Svezia, Paesi Bassi e Australia, è destinata a passare alla storia e a creare una sorta di spartiacque nelle indagini contro le organizzazioni malavitose di tutto il pianeta.

A dare vita a Trojan Shield (questo il nome in codice del piano) è stata la presa di coscienza che reti criminali di ogni tipo, e di tutto il mondo, si scambiavano messaggi cifrati tramite l'applicazione per smartphone denominata «Anom». Un programma che non viene scaricato da uno store, ma è preinstallato su telefoni cellulari scambiati sul mercato nero, configurati per utilizzare l'app solo per comunicare fra loro. La mossa vincente è stata quando l'Fbi ha preso il controllo di Anom in modo da poter leggere e decifrare le comunicazioni grazie a un trojan, un virus informatico.

L'operazione di spionaggio è proseguita per tre anni, durante i quali sono stati intercettati e decifrati in tempo reale 25 milioni di messaggi di ogni tipo, dalle pianificazioni di omicidi, all'organizzazione del traffico di droga e armi. Grazie a questa attività circa 800 criminali sono stati arrestati in oltre 16 Paesi nel mondo. Fra questi figurano persone legate ai cartelli della droga colombiana, alla mafia asiatica e ad altre organizzazioni criminali di Medioriente ed Europa. Trojan Shield inoltre ha portato a più di 700 perquisizioni domiciliari, e al sequestro di 32 tonnellate di droga e di 150 milioni di dollari in contanti.

Una volta installato il virus, che i criminali hanno scambiato per un aggiornamento dell'applicazione, le forze dell'ordine sono diventate una sorta di grande fratello della malavita. Come per gli ignari utenti onesti, truffati o derubati tramite app infette, anche in questo caso a ingannare i criminali è stata l'eccessiva fiducia nello strumento che utilizzavano. Anom è diventato sempre più popolare e le comunicazioni talmente intense e chiare da aver portato gli stessi malviventi a incriminarsi tra loro, ignorando che le forze dell'ordine fossero in ascolto.

I dettagli della lunga ed elaborata operazione sono stati resi noti dal capo della polizia australiana Reece Kershaw: «I dispositivi sono circolati e la loro popolarità è cresciuta tra i criminali perché i più influenti boss della malavita garantivano sulla sicurezza di Anom. Di fatto si sono trasformati in influencer, ma con il risultato di ammanettarsi l'uno con l'altro. Senza contare che abbiamo salvato almeno un centinaio di vite».

La polizia australiana ha riferito ai media che l'uomo che involontariamente ha contribuito a distribuire l'app di messaggistica criptata gestita dall'Fbi è stato il criminale turco Hakan Ayik.

Conosciuto, e temuto, da numerose organizzazioni malavitose mondiali, Ayik ha sponsorizzato Anom, di fatto svolgendo inconsapevolmente il lavoro sporco per conto delle forze dell'ordine. Oggi Hakan Ayik non è soltanto braccato dalle polizie di mezzo mondo, ma anche da bande criminali che non vedono l'ora di fargliela pagare.

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