La compattezza dell'Unione Europea è un valore e speriamo pure la base di una politica estera comunitaria. Resta da vedere quanto sia autoctona, nata da e attorno a interessi europei, ovvero forzata dalla politica americana. Se una cosa questa guerra finora ha insegnato è che ogni domanda sia non solo legittima ma imperativa, senza pregiudizio alcuno, perché gli equilibri sono saltati e vanno ricostruiti. Lavrov è stato ruvido, d'accordo. Ma qualcosa ha detto e l'ha detta a noi. Certo alla Farnesina stanno analizzando il senso profondo, più che la forma. Diplomazia significa dialogare e al silenzio sono preferibili i messaggi che, seppur bruschi, servono a riflettere per trovare quell'area di compromesso su cui costruire l'unica cosa che una guerra possa erigere: una pace.
C'è uno scenario europeo, con un conflitto scatenato da un Paese confinante verso un altro Paese ancor più vicino. Noi ci siamo dentro e a favore dell'Ucraina, senza se e senza ma, più di quanto volessimo 8 anni fa, quando è cominciato e abbiamo preferito continuare con una politica bi-fronte, atlantica ma anche guidata verso oriente dalla Germania e incarnata dal NordStream2, fieramente osteggiato dagli Stati Uniti al punto di spingere i tedeschi e la loro industria metalmeccanica ancora più a oriente, fino in Cina. Ma tutti, chi più chi meno, abbiamo aumentato la dipendenza energetica dalla Russia, mentre tenevamo delle pseudo-sanzioni buone al più per salvare la faccia. C'è poi un cerchio più ampio che abbraccia l'America e diventa Nato, o quasi, visto che la Turchia suona per conto suo. Allora la domanda è: perché la superpotenza, che da dieci anni smobilizza e lascia il campo nel Mediterraneo e in Afghanistan, poi si ritiene ingaggiata nell'est Europa? Per giunta contro un'ex superpotenza che ha il Pil di un medio Stato europeo? Quando già Kissinger, non certo una colomba filo-sovietica, dopo la Crimea tuonò contro la politica americana di ingerenza in Ucraina? Ora, noi sappiamo che la vera finale mondiale è Usa/Cina, già cominciata con i dazi e col 5G, nella speranza che l'inferiorità tecnologica impedisca l'opzione militare su Taiwan, che tuttavia resta sul tavolo. Che sia commerciale o militare, quella contesa può finire diversamente a seconda di dove e come giochi l'Europa, che per cominciare deve essere una e non trina.
Così la vera domanda è cosa interessa di più agli Stati Uniti: l'Ucraina, la Russia o l'Europa? Tornando a noi, è facile compattarsi attorno a un leader. Ma forse è ora che il leader attorno a cui compattarci lo esprimiamo noi, per difficile che sia. E se costa, perché costa, che lo paghiamo questo conto.
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