Se il cosiddetto ius scholae dovesse arenarsi sarebbe un'occasione perduta, per la società e per la nazione, ma anche per il centro-destra, che pure vi si oppone nelle sue componenti leghista e meloniana. Si tratta infatti di una legge fondamentale, per fare sentire compiutamente italiani i figli di immigrati, spesso nati sul suolo patrio: essi, per la più parte, già si sentono tali, ma proprio per questo privarli del riconoscimento giuridico è una forma di discriminazione molto pesante. La parola integrazione non ci convince appieno, né è sufficiente la cittadinanza per fare sentire parte qualcuno di un comunità di destino (l'esempio della Francia insegna). Certo è però, che se a quel qualcuno neghi la cittadinanza, cioè il riconoscimento di appartenenza alla comunità nazionale, difficilmente si integrerà. La legge quindi, nel suo principio, è giusta e necessaria: fatte salve le tecnicalità da modificare, secondo le proposte di Forza Italia. Perciò l'opposizione di principio, perché di questo si tratta, di Lega e di Fdi ci pare un serio errore di prospettiva. Proprio perché si definiscono conservatori e patrioti essi dovrebbero essere favorevoli. La prima ragione è filosofica. L'idea italiana di nazionalità, da Petrarca ad Alfieri al Risorgimento, è culturale e non etnica: si è italiani perché si decide di essere italiani, non per il colore della pelle. La nazione, scriveva Giovanni Gentile, non è qualcosa di esterno, è quella che rifulge dentro di noi: essa esiste perché la pensiamo. E questo vale per bambini e ragazzi africani, asiatici, sudamericani: nel momento in cui frequentano la scuola, essi vengono in contatto concreto con la nazione, gentilianamente la pensano. Invitarli ad attendere il raggiungimento della maggiore età vuol dire invece farli sentire estranei alla comunità nazionale, in un momento chiave della crescita. A 18 anni potrebbe essere troppo tardi per sentirsi italiani. Se il centro-destra si dichiara l'erede della tradizione, non può quindi sposare una concezione etnica di nazione: un'idea anti italiana, come mostrò a suo tempo Federico Chabod. La seconda ragione per cui il centro-destra dovrebbe essere il primo sostenitore dello ius scholae è strategico: gli immigrati, soprattutto di seconda generazione, sono in genere più conservatori degli italiani stessi, e più vicini alle posizioni del centro destra sui temi etici ma anche su quelli economici.
E, come mostrano gli Stati Uniti, tendono spessissimo a votare per la destra più che per la sinistra. Presentarsi sempre con slogan che invece sembrano prenderli a schiaffi, non è quindi il modo migliore per rappresentare una fetta di italiani che crescerà sempre di più, al di là dei desiderata di Salvini e di Meloni.
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