Il reddito di cittadinanza fa acqua da tutte le parti e sembra che se ne siano accorti anche al governo. Prima le critiche mosse dall'Ocse, la quale nella sua Survey sull'Italia oltre a mettere in evidenza le distorsioni indotte dalla misura assistenzialista sull'economia del Paese ne ha consigliato lo stop in quanto il reddito di cittadinanza "è troppo elevato rispetto ai redditi mediani, soprattutto in certe aree del Paese".
Poi le parole dure di Giorgia Meloni che lo ha definito "metadone di Stato, non un provvedimento di sviluppo". Ora sembra che abbia cominciato a dubitare della sua utilità anche l'esecutivo.
Ovviamente le critiche non partono dei 5 Stelle che al contrario, esternamente, lo difendono a spada tratta. Il primo tra questi è naturalmente Giuseppe Conte il quale ritiene che "parlare di abrograzione ora è folle e vigliacco". Non tutti però la pensano così, molti parlamentari e ministri grillini sarebbero disposti, in realtà, ad accettare modifiche importanti pur di non far cadere il governo. Matteo Salvini, leader della Lega, ha dichiarato più volte ovunque fosse ospite negli ultimi giorni che si impegnerà affinché, quando si discuterà la legge di bilancio, orientativamente tra fine ottobre e inizio novembre, che la prima firma per rivedere o cancellare il reddito di cittadinanza sarà la sua. Questo perché: "Sono 10 miliardi che avrebbero dovuto creare lavoro, ma alla prova dei fatti non hanno creato lavoro".
Critica anche la parte più tecnica del governo, in particolare Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture. Le principali perplessità di quest'ultimo nascono sulle modalità di erogazione del reddito di cittadinanza. "È necessario mettere a punto dei correttivi. Dopo 2-3 anni di applicazione di una politica è necessario fare una analisi sui risultati, cosa che in Italia non si fa", afferma il ministro intervistato da Agorà. Tra le modifiche che Giovannini vorrebbe inserire c'è una riduzione dell'importo dell'assegno.
Allo stesso tempo però ribadisce: "La cosa più importante è che ci sia uno strumento per proteggere i più poveri". Ha rivendicato anche l'aver introdotto l'idea di reddito minimo e nel 2020 proposto un reddito di emergenza per sopperire alle difficoltà economiche causate dalla pandemia.
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