Tra "vaffa", mascherine e omaggi a Giletti gli ex grillini vanno alla resa dei conti

Giarrusso "colorito", Casellati perde la pazienza per i troppi capannelli

Tra "vaffa", mascherine e omaggi a Giletti gli ex grillini vanno alla resa dei conti

«Ma vaffanculo, va...». E niente, l'irsuto ex grillino Mario Giarrusso (espulso dal partito perché si teneva tutti i soldi, dopo aver giurato di darli a Casaleggio) non ce la fa proprio a volare alto.

Si era preparato faticosamente un intervento, pensava lui, shakespeariano, ispirandosi all'orazione funebre di Marco Antonio sul cadavere di Cesare. Per far astutamente capire che Bonafede, come Bruto, non è un uomo d'onore (del resto sia Giarrusso che il suo ex compagno e ora nemico Bonafede sono siciliani). Eccolo quindi a declamare contro il «tradimento dell'antimafia» ad opera del ministro, ad accusarlo di aver «riempito il ministero di amici di Palamara» e a reiterare l'antifrasi: «Ma Bonafede è persona perbene». Preso dall'entusiasmo per la propria retorica, però, il senatore sbrodola oltre il tempo assegnato, il microfono gli viene chiuso dalla presidenza e Giarrusso, paonazzo in volto, comincia ad inveire agitando il telefonino: «Non sono passati cinque minuti, ho qui il cronometro!». Qualcuno ride e lo prende in giro, e lui esplode nel «vaffa», con tanto di gesto della manina. L'effetto Shakespeare svanisce all'istante, e si piomba in piena commedia all'italiana.

Sui banchi del governo, a far scudo a Bonafede, c'è il premier Conte e ci sono molti ministri grillini, incluso Gigino Di Maio che combatte per chiudersi la giacca troppo attillata sulla panzetta. Molto scarsi invece i dem: per dovere d'ufficio c'è Dario Franceschini, capodelegazione come il Guardasigilli, e poi Francesco Boccia che con i grillini ha grande feeling. Tutti rigorosamente mascherati, il che conferisce alla scena un'aria alquanto spettrale. La leghista Bongiorno sfoggia addirittura una fantascientifica, invidiatissima visiera di plexiglas, mentre i sovranisti si sono cuciti un tricolore sul naso. La presidente Casellati però perde la pazienza lo stesso e fa una sfuriata a chi, mascherina o meno, fa capannello in aula per chiacchierare: «Basta assembramenti, state dando un cattivo esempio agli italiani». Curiosamente, gli oratori grillini si alternano agli ex grillini: i primi tessono liricamente le lodi dell'eroico ministro, ai loro occhi una sorta di Arcangelo sterminatore di cattivi e corrotti vari. I secondi (usciti o cacciati dal movimento, in genere per questioni di soldi o poltrone) sono i suoi più feroci critici, e lo accusano di ogni nefandezza. Un esagitato Gianluigi Paragone annuncia che voterà contro il ministro (di cui un tempo era grande fan) perchè «sto con Di Matteo, senza se e senza ma».

Negli interventi

c'è chi rende omaggio a Enzo Tortora (Emma Bonino) e chi a Giorgio Napolitano (Matteo Renzi). E poi c'è pure chi rende omaggio a Giletti, che - secondo il leghista Pepe - «ha raccontato la verità agli italiani». Stiamo freschi.

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