A fatica ma la fase uno della tregue sta reggendo. L'attesa (e il caos) sono adesso per cosa sarà dopo con gli equilibri di tutto il Medioriente che restano appesi a un filo. Tra la necessità di difesa di Israele, la voglia di Hamas di rialzare la testa e i paesi arabi nel limbo, spunta anche il solito intervento di Donald Trump che rischia di sparigliare le carte mentre di giorno in giorno si registrano novità non solo formali, come quelle legate al fondamentale valico di Rafah in cui anche l'Italia vuole recitare un ruolo da protagonista.
Ieri è stato riaperto il valico di Rafah, nevralgico tra Gaza e l'Egitto. Da lì è passato un autobus che trasportava circa otto prigionieri palestinesi liberati dalle carceri israeliane per essere curati in Egitto, nell'ambito degli accordi sul cessate il fuoco. L'Egitto ha annunciato «di aver ricevuto otto palestinesi che saranno mandati in esilio, come richiesto dalle forze di occupazione israeliane nell'ambito dell'accordo», spiegano dal Cairo. Ma dal valico, riaperto per la prima volta da maggio 2024, sono passati anche centinaia malati palestinesi, tra cui 50 bambini con 61 accompagnatori. Il punto focale è legato però ai miliziani di Hamas feriti, una cinquantina, che dovrebbero attraversare il confine. Parte dell'accordo ma secondo Israele, una volta curati i miliziani torneranno a Gaza per riprendere la guerra. In ogni caso, «una commissione medica egiziana sta aspettando l'arrivo dei pazienti palestinesi per fornire loro cure adeguate», spiega la tv di stato egiziana, considerata l'emergenza sanitaria nella Striscia dove quasi tutti gli ospedali sono inagibili e le condizioni di vita di chi è tornato a quel che rimane delle proprie case rimane complicatissima.
Ma la riapertura di Rafah è comunque una svolta e l'Italia è in prima fila con i Carabinieri. «Riapre il valico di Rafah. E l'Italia c'è. Lì, in luoghi difficili e complicati, in mezzo a una tregua di armi fragile ma preziosa, con i nostri Carabinieri. Un ulteriore passo nel percorso di stabilizzazione e pace del Medio Oriente, frutto degli sforzi e del lavoro dell'intera comunità internazionale», spiega via social il ministro della Difesa Guido Crosetto.
La polemica rimane forte sulla proposta di Trump di un possibile sfollamento forzato dei palestinesi dalla Striscia. I ministri degli Esteri di Egitto, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Qatar hanno respinto con forza l'idea e in una dichiarazione congiunta hanno parlato di potenziale «violazione dei diritti inalienabili». Egitto e Giordania, che sono alleati chiave degli Usa in Medioriente, si sono opposti con forza a ogni possibile ipotesi, visto che la fase due che seguirà il cessate il fuoco sarà, in un modo o nell'altro, interesse diretto dei paesi di confine. «Lo sfollamento del popolo palestinese dalla sua terra è un'ingiustizia alla quale non possiamo prendere parte», si legge nella nota. In serata c'è stato anche un colloquio telefonico tra il presidente degli Stati Uniti e quello egiziano Al Sisi che ha sottolineato a Trump «l'importanza di raggiungere una pace duratura nella regione» anche grazie «alla capacità di Trump di arrivare a un accordo storico che ponga fine a decenni di conflitto. Il mondo conta su di te».
Al Sisi ha inoltre invitato The Donald in Egitto per rafforzare «le relazioni strategiche tra i due Paesi» mentre Trump lo ha invitato alla Casa Bianca. In un modo o nell'altro, il futuro del Medioriente passano da Washington.
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