Non ci sono solo l'Expo e Riad ad alimentare gli appetiti dell'Arabia Saudita. Là dove c'era il petrolio ormai c'è lo sport. Non è certo facile trasformare uno stato chiuso e tradizionalista in un Paese aperto al mondo, e così Mohammed Bin Salman punta su quello che muove la gente in tutto il pianeta per conquistare nuovi spazi economici, politici e strategici nello scacchiere internazionale. Con un fiume di petrodollari che si stanno trasformando in oro colato per dare all'Arabia Saudita un'immagine diversa da quelli che tutti conoscevano. È per questo, ad esempio, che anche la Coppa America arriva nel Mar Rosso: a Jeddah, fino a sabato, si disputa infatti il secondo evento preliminare dell'America's Cup (il primo è stato a Vilanova i la Geltrù). Regate che sono una sorta di consolazione dopo la scelta caduta su Barcellona da parte del Defender neozelandese come sede della prossima edizione del massimo trofeo velico. L'Arabia Saudita era una delle sedi in ballottaggio, ma per il momento niente da fare. Anche se l'appuntamento, comunque, pare solo rimandato: a Jeddah si corre con gli AC40, le barche monotipo che dopo questo evento saranno destinate a team nazionali giovanili e femminili. E parteciperanno con il Defender Emirates Team New Zealand i cinque challenger: Luna Rossa Prada Pirelli (ITA), Ineos Britannia (GBR), Alinghi Red Bull Racing (SUI), NYYC American Magic (USA), Orient Express Racing Team (FRA). E tutto questo in una delle città che fanno parte di un grande piano di riconversione al turismo della costa del Paese, con l'obbiettivo di diventare una destinazione anche invernale per il grande turismo europeo e asiatico, in concorrenza ai Caraibi. Da qui l'importanza per gli arabi di poter prossimamente mettere mano sull'organizzazione della coppa. Un piano, si dice, da almeno 80 miliardi di dollari, che prevede la edificazione di intere isole e ampie strutture per i megayacht.
A Jeddah, tra l'altro, è già arrivata la Formula Uno e in questi giorni si stanno disputando le Finals delle Next Gen di tennis, che è un altro degli sport messi nel mirino di MBS. L'Arabia infatti dal 2025 vorrebbe mettere in calendario del circuito mondiale un Masters 1000 ai primi di gennaio, ovvero un torneo secondo solo ai 4 storici Major. E questo sta preoccupando il direttore degli Australian Open Craig Tiley, che paventa di essere oscurato da un evento che colliderebbe con il primo Slam della stagione. Così ecco che The Athletic, magazine specializzato britannico, rileva un progetto che rivoluzionerebbe il tennis mondiale: proprio per venire a patti con gli appetiti arabi, Atp e tornei dello Slam starebbero pianificando una grande rivoluzione, con un nuovo circuito «Premier Tour» composto dagli Slam più altri 10 Top (e quindi Roma compresa) che permetterebbe di inserire l'Arabia in un periodo più consono e ai migliori giocatori del mondo di programmare un'attività meno frenetica e compressa, lasciando agli attuali Master 500 e 250 il compito di assegnare il pass per salire di grado. Un po' insomma quello che succede nel golf, sport appunto nel quale - dopo la nascita della Liv che ha catturato molti top player a suon di milioni di dollari - si è scesi a patti con un accordo tra il Pga Tour, il circuito maggiore, e il fondo saudita Pif. Cosa che Tiger Woods, il Mito, non ha proprio gradito: «Siamo rimasti molto frustrati da quello che è successo. È accaduto così rapidamente, senza il nostro coinvolgimento. Nessuno lo sapeva. Non può succedere di nuovo».
Forse, ma probabilmente
no, visto che ieri proprio a Jeddah c'era anche Paolo Maldini a fare da apripista al mondiale di calcio per club che comincerà il 12 dicembre. Come dire: se non puoi combatterli, fatteli amici. Magari poi si vince tutti.
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