Attacchi informatici, clandestini, ai danni di oligarchi russi vicini al Cremlino, colpiti in uno dei loro punti deboli: i movimenti di denaro illecito. Li stanno mettendo in atto i servizi segreti britannici, in una cyber-battaglia contro la Russia che va avanti da almeno un paio d'anni, dall'avvelenamento di Salisbury del marzo 2018, quando l'ex spia russa Sergei Skripal e la figlia Yulia rischiarono la vita con l'agente nervino novichock, nel «primo attacco chimico contro un Paese europeo in un secolo».
La rivelazione è dell'ex consigliere per la sicurezza nazionale, Mark Sedwill. Ed è la prima volta che da Londra arriva un'ammissione esplicita sulle tattiche alternative - una serie di operazioni riservate - che il governo inglese sta usando per frenare l'aggressività di Mosca. «Non possiamo lasciare l'iniziativa ai nostri avversari», ha spiegato Lord Sedwill in un'intervista a Times Radio. Il Regno Unito - è il senso ultimo dell'indiscrezione - non starebbe sottostimando la minaccia russa, come la Commissione di Intelligence e Sicurezza del Parlamento di Westminster ha accusato il governo di fare. Al contrario, Londra sta cercando di «sfruttare le vulnerabilità» di Mosca, a partire da quel fiume di soldi che spesso fuoriescono illegalmente dal Paese. Con uno scopo: «Imporre un prezzo più alto di quello che ci si può aspettare» alle azioni aggressive dei vertici russi. Tra le quali l'attacco di Salisbury, considerato dall'intelligence alleata opera del Gru (i servizi segreti militare russi), è solo il primo di una serie. In cui, più di recente, figurano i cyberattacchi russi su Tokyo 2020, le Olimpiadi che il Foreign Office si dice certo siano state prese di mira da un'unità dell'intelligence militare russa e poi almeno una sessantina di altri attacchi informatici quotidiani contro l'Esercito britannico registrati a settembre. C'è, infine, soprattutto un contesto sempre più preoccupante, dopo il tentato omicidio in Siberia di Aleksei Nalvalny, il rivale politico del presidente Vladimir Putin.
La strategia inglese è chiara: non si risponde solo con mezzi ufficiali, come il congelamento dei beni e il divieto di viaggi con cui l'intera Unione Europea ha appena sanzionato sei funzionari russi, oppure con l'espulsione dei vertici militari di Mosca nel Regno Unito come avvenne dopo l'attacco di Salisbury. Si agisce anche per altre vie. Lecite ma sotto copertura. Mettendo in campo le nuove capacità della National Cyber Force, l'organizzazione che per la prima volta in Gran Bretagna si dedica solamente ad azioni offensive contro avversari all'estero.
Qualche esempio? Nessuno osa farne, men che meno Jeremy Fleming, il capo dell'agenzia di spionaggio Gchq, esperta di cyberguerra tanto quanto i colleghi americani e gli hacker israeliani, russi e cinesi, top player dello scontro informatico. Eppure anche Fleming ha ammesso qualche giorno fa che per vincere non basta difendersi, ma serve attaccare. Come si è fatto con l'Isis, bloccando le transazioni che consentivano ai terroristi di comprare armi. Così con la Russia, un malware nei sistemi di posta elettronica del Cremlino potrebbe sottrarre informazioni imbarazzanti su oligarchi e alleati di Putin. Notizie che, una volta in pasto all'opinione pubblica, manderebbero all'aria affari o convincerebbero Mosca a mettere un freno allo scontro.
«La Russia sta operando in quella che viene chiamata zona grigia, quel vuoto tra le
normali relazioni di Stato e il conflitto armato, con cyberattacchi, guerra informatica e campagne di disturbo - spiega Sedwill - È importante che anche noi siamo capaci di manovrare in quell'area grigia in modo efficace».
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