Verdini in maggioranza ruba posti alla fronda Pd

L'allarme della minoranza dem: "Per convincere il suo amico a lasciare Forza Italia, Renzi gli ha promesso le nostre poltrone"

Verdini in maggioranza ruba posti alla fronda Pd

Guardarsi allo specchio, quando ci si vuole un gran bene, è sempre bello. Rassicurante: il mondo appare in luce diversa e migliore, agli occhi ridenti il difetto si tramuta in «lieve imperfezione», senza contare che nel quadro esiste un monotipo spettacolare. Io.

Peccato che il mondo allo specchio, nella realtà, sia alla rovescia. Ovvio poi che quando Matteo Renzi pensi a Verdini, facendosi la barba e parlandone con il portavoce, lo consideri un «facilitatore». Un Mr. Wolf che non solo porterà acqua in Senato, ma consentirà anche al Partito di migliorarsi. Sentite questa: «Faciliterà un'operazione chiarezza dentro il Pd». È la velina passata dal Nazareno, frutto di un ragionamento meraviglioso: «Se il Pd fa il Pd, di Verdini ci dimenticheremo in un amen» avrebbe illuminato i collaboratori, il premier.

Ma poi è andato in corto il circuito. Perché da un paio di giorni nel Pd la preoccupazione è diventata ansia, l'ansia inquietudine, l'inquietudine un marasma i cui frutti si vedranno nell'autunno caldo che ci aspetta (l'effetto-serra per una volta non c'entra). Colpa anche di qualche problemino pratico. I verdiniani arrivano con appetiti irrisolti, e per convincerli ci sta volendo la mano di dio. Per meglio dire, il bendidio (la promessa di). A qualcuno non si è esitato di far intravvedere un importante sottosegretariato (Sviluppo eeconomico?), a qualche altro un determinante ruolo in un ente. Ma al grosso della truppa degli undici, dodici (tredici sarebbe il numero perfetto, fin dai tempi di Gesù) è probabile che tocchino le poltroncine assai comode che, a Palazzo Madama, sono previste per gli uffici di presidenza delle commissioni. A settembre si va al rinnovo, e non è vero che tutti i presidenti del Pd verranno confermati, come i renziani - per ora - vogliono far credere. Dei «ribelli» più in vista (Corsini alla Esteri, Mucchetti alla Cultura e Chiti alla Politiche europee) saranno confermati due su tre (Chiti è sicuro di scamparla). Ma poi c'è la Capacchione segretario alla Giustizia, e Casson vicepresidente, reduce peraltro dall'affondamento nella Laguna veneziana.

Così, mentre il premier commenta da par suo l'accordo Whirlpool («Missione compiuta» - su facebook ), il partito s'interroga sul senso della missione. Il bersaniano professor Gotor è furibondo: «Piuttosto che utilizzare i giornali per accreditare fantomatiche proposte unitarie che in realtà non sono mai state formulate, Renzi farebbe bene a rispondere al documento di 25 senatori del partito di cui è segretario. Anche Lotti, invece di andare a cena di nascosto con Verdini, farebbe meglio a incontrare alla luce del sole Speranza e Cuperlo. Le precarie stampelle ricercate fra Verdini, Bondi e gli amici di Cosentino, non tarderanno a chiedere il conto del loro sostegno». Cuperlo, che è troppo signore, denuncia l'evento come «altamente irrazionale: Verdini nel Pd sarebbe come Varoufakis vice della Merkel». Ma è chiaro che non ci sarà bisogno di prendere tessera del partito, per «snaturare» la natura del governo. Anzi. «È da tempo che Verdini sostiene il governo Renzi - chiarisce Fassina -. E mi pare la conferma di un Pd che ha abbandonato i propri riferimenti sociali. Ora è un partito che si ricolloca verso gli interessi più forti».

L'arrivo di Verdini è un «fatto di enorme rilevanza politica», la conta giusta D'Attorre. «Leggo di incontri ripetuti tra Lotti e Verdini, a questo punto penso sia giusto Renzi informi il partito e i gruppi». Informarli? Parola grossa, s'aspetti al massimo un cinguettio: «Grazie, Denis: sei una forza! Tvb».

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