Le vere indagini a Garlasco partono ora (dopo 7 anni)

Stasi resta unico sospettato. Ma solo adesso si colmano i buchi dell'inchiesta Primo clamoroso risultato: cromosoma maschile sotto le unghie della vittima

Le vere indagini a Garlasco partono ora (dopo 7 anni)

Milano Eccole, finalmente, le indagini sul delitto di Garlasco. Sono passati sette anni da quando Chiara Poggi venne brutalmente uccisa nella sua casa, e solo ora si cominciano a cercare quelle prove che potrebbero mettere un punto d'approdo al più imperscrutabile dei delitti italiani di questi anni. Permettendo a Alberto Stasi, finora sempre prosciolto ma mai davvero uscito dal cono dei sospetti, di vedere finalmente riconosciuta la propria innocenza. O, al contrario, portando al castello di indizi contro il fidanzato di Chiara la prova che finora i giudici non hanno trovato nelle carte del processo.

A scavare in silenzio, già nei giorni centrali di agosto, nelle zone inesplorate del mistero di Garlasco è Laura Barbaini, sostituto procuratore generale di Milano che ha rappresentato l'accusa nel processo d'appello a Stasi, terminato anch'esso con l'assoluzione dell'imputato per formula piena. In quel processo la Barbaini aveva esposto la sua certezza della colpevolezza dell'ex bocconiano, convinta che fosse già sufficientemente dimostrata dagli elementi contenuti nel fascicolo: netto il movente, la ribellione di Chiara alle ossessioni pornografiche del fidanzato; inequivocabile la traccia, l'impossibilità per Stasi di uscire immacolato dall'entrata e dalle scale della villetta tramutate in mattatoio. La Corte d'assise d'appello, come già il giudice di Vigevano, assolse Stasi. Ma su Stasi, che vedeva a quel punto a portata di mano la salvezza, si è abbattuta a sorpresa la sentenza della Cassazione, che ha annullato tutto, ed è divenuta un atto d'accusa contro gli innumerevoli buchi neri dell'inchiesta della procura di Vigevano e dei carabineri della zona.

Così adesso, forte dell'appoggio della Cassazione, la Barbaini si è rimessa di buzzo a scavare. Insieme ai finanzieri del Gico (che col delitto di Garlasco c'entrano poco, ma sono il braccio operativo della dottoressa fin da quando dava la caccia alla 'ndrangheta) il procuratore generale ha iniziato a battere i sentieri rimasti finora inesplorati. A partire da quello dei pedali inspiegabilmente invertiti tra le due biciclette di Alberto, quella nera da donna e quella bordeaux da uomo, una Dei. La prima è stata forse vista vicino alla villa del delitto, ma ad avere i pedali segnati dal Dna di Chiara è la Dei. Stasi nega di avere scambiato i pedali. Per questo l'altro ieri la Barbaini ha interrogato a lungo un testimone legato all'azienda di biciclette, per poter escludere che nel 2007 i pedali potessero avere accoppiamenti diversi. Ma non si indaga solo sui pedali. È stato interrogato a lungo Marco Panzarasa, il migliore amico di Alberto. Ed è stata perquisita la sede dell'azienda di famiglia degli Stasi. D'altronde nella sua sentenza, la Cassazione lascia campo libero alla procura, disponendo che prima di chiudere davvero il caso di Garlasco si realizzino non solo nuove perizie tecniche, ma tutte le indagini utili a colmare i buchi.

L'ultima novità è l'analisi delle unghie di chiara Poggi, analizzate solo ora, a sette anni dal delitto. Su due margini delle unghie sono state trovate tracce del cromosoma maschile Y. Ora periti e consulenti dovranno stabilire se le tracce sono leggibili per poi confrontarle con il dna di Stasi.

Ai periti chiamati a riesaminare la scena del delitto e un capello trovato nelle mani di Chiara è stato dato tempo fino alla fine di settembre per consegnare le loro relazioni. L'8 ottobre riprenderà il processo in Corte d'assise. E in quella sede la Barbaini dovrebbe depositare i risultati delle nuove indagini. È una possibilità, quella delle nuove indagini, che il codice prevede espressamente, ma che viene impiegata di rado, e ancor più raramente nei processi d'appello: dove in genere si dà per scontato che tutto il possibile sia stato fatto nel corso delle indagini preliminari.

Invece le indagini per la morte di Chiara iniziarono male e finirono peggio, e l'incriminazione per falsa testimonianza del maresciallo che le condusse é solo il segnale più desolante. Ora si cerca di ripartire col piede giusto, sfidando le difficoltà del tempo trascorso.

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