Verso un'uscita soft dalla Via della Seta. Addio senza strappi d'intesa con gli Usa

Ci separiamo da Pechino ma niente rotture Giorgia: "Gli Stati Uniti si fidano di noi"

Verso un'uscita soft dalla Via della Seta. Addio senza strappi d'intesa con gli Usa
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Nei rapporti con la Cina «gli Stati Uniti si fidano dell'Italia». Il senso di quello che Washington si «aspetta» da Roma, oggetto di infiniti retroscena in vista della missione di Giorgia Meloni a Washington, sta tutto nelle parole pronunciate dalla premier in conferenza stampa, quando in Italia era ormai notte fonda. Certo, «si è parlato anche di Via della Seta e più in generale di Cina», ha detto Meloni, riferendo del suo faccia a faccia con Joe Biden nello Studio Ovale della Casa Bianca. E del resto, il tema era ampiamente annunciato. Nessuna novità. L'elemento discordante, rispetto alla narrazione mainstream, è un altro ed è la stessa Meloni a spiegarlo: «Se voi immaginate che gli Stati Uniti chiedano o pretendano qualcosa dall'Italia non è questo l'approccio americano». Insomma, Washington non impone nessun «diktat» a Roma. «Spetta all'Italia decidere» aveva ribadito la Casa Bianca prima dell'arrivo di Meloni, riguardo all'ingombrante Memorandum del 2019 che entro fine anno andrà rinnovato o meno. «Dobbiamo decidere entro dicembre, abbiamo una scadenza che è indotta», ha ricordato la premier. Il punto non è «se» Roma rinnoverà o meno il documento, ma «come» l'Italia, unica nazione del G7 ad avere aderito alla visione neo-imperiale di Pechino, intenda uscirne, senza compromettere i propri interessi. Al pari di Germania e Francia, anche loro pilastri di Nato e Ue, che fanno tranquillamente affari con Pechino senza essere inquadrati nella imbarazzante (e pericolosa) cornice imposta della sbandata filo cinese di Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Il momento scelto dalla premier per comunicare a Xi Jinping la decisione di Roma sembra chiaro: la missione a Pechino. «La visita non è ancora stata calendarizzata, ma credo che debba essere una delle prossime missioni all'estero», ha detto Meloni. Chi si aspettava annunci roboanti in occasione dell'incontro col presidente Usa rimarrà deluso, ma non era certo nell'interesse italiano enfatizzare in questa sede l'uscita dal Memorandum, rischiando lo strappo diplomatico con Pechino. «Non ci sarà nessuno strappo», spiegano al Giornale fonti del governo, confermando l'addio alla Via della Seta. Roma vuole quindi un approccio «soft» a salvaguardia dei propri interessi, e sa che può contare sull'appoggio di Washington. Ne è una conferma la corposa dichiarazione congiunta diffusa dopo il bilaterale nello Studio Ovale. Un trattamento riservato a pochissimi leader alleati, le cui visite vengono solitamente liquidate con comunicati di poche righe. Nelle quattro pagine del documento c'è un passaggio dedicato proprio alla Cina: Usa Uniti e Italia si impegnano a «rafforzare le consultazioni bilaterali e multilaterali sulle opportunità e le sfide poste dalla Repubblica Popolare Cinese». Opportunità e sfide, appunto. Le prime, di carattere economico e commerciale - ed è stata la stessa segretaria americana al Tesoro, Janet Yellen, a ricordare al Congresso che uno «strappo» netto con l'economia cinese avrebbe per gli Usa «effetti disastrosi». Le sfide sono quelle poste dall'aggressività cinese nei vari scenari. Senza contare le mire di Pechino su catene di approvvigionamento e tecnologie occidentali. Meloni, nell'incontro con Biden, ha puntato il dito contro i mali della globalizzazione che negli anni ha finito per favorire solo la Cina. «Il libero scambio senza regole ha mostrato i suoi limiti» e «dobbiamo trovare un equilibrio tra l'apertura e la protezione delle nostre economie e dei nostri interessi strategici», ha detto la premier.

Sul piatto, in caso di «ritorsioni» cinesi - improbabili vista la reciproca necessità di Pechino di rimanere agganciata alle economie occidentali - Washington è pronta a mettere il proprio sostegno. L'interscambio Usa-Italia vale un centinaio di miliardi di dollari, ha ricordato Biden «e non c'è ragione per cui non possa crescere».

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