
Rigettata la legittima difesa, arrestato. Antonio Micarelli, il vigilante di 56 anni che ha ucciso un ladro in fuga, ha sparato per uccidere. «Braccio teso per colpire». A firmare l'ordinanza di custodia in carcere il gip Rosalba Liso che non ha creduto alla versione dell'indagato. Ovvero che l'uomo avrebbe esploso i 10 proiettili calibro 9x21 prima per difendersi da colpi di una spranga, poi per evitare di essere investito, due volte, dall'auto dei banditi. A incastrare Micarelli i video della telecamera di sorveglianza del condominio al 1.104 di via Cassia dove quattro malviventi stavano smurando una cassaforte, dopo aver immobilizzato e sequestrato l'anziana proprietaria.
«Micarelli ha esploso i colpi all'indirizzo di Antonio Ciurciumel (la vittima, ndr) con un preciso fine omicidiario» si legge sull'ordinanza. «L'esito dei fotogrammi - continua il gip - sconfessa la versione di Micarelli secondo la quale i colpi sarebbero stati da lui esplosi per difendersi dall'aggressione con la mazza ferrata e successivamente contro la macchina per difendersi da un duplice tentativo di investimento da parte della Mercedes. Le immagini restituiscono un uomo con un braccio ben teso verso l'obiettivo, lo sparo avviene a breve distanza tra lo sparatore e la vittima e vengono esplosi in totale ben dieci colpi e, si ribadisce, smentiscono totalmente sia l'aggressione con la mazza ferrata sia il doppio tentativo di investimento. A nulla rileva il successivo soccorso prestato alla vittima, atteso che Micarelli, al fine di gestire la tragica situazione in modo riservato, anziché chiamare immediatamente i soccorsi e l'ambulanza, chiamava il medico del condominio, di sua conoscenza, cui raccontava una personale narrazione degli eventi e si premurava di chiamare un avvocato».
Tre i capi di imputazione secondo la Procura di Roma, dall'omicidio volontario al duplice tentato omicidio. A ricostruire la drammatica vicenda i carabinieri del nucleo operativo della compagnia Trionfale che per settimane hanno analizzato i video e ascoltato decine di testimoni. Sono le 19 dello scorso 6 febbraio. Micarelli è a casa, al terzo piano. Sente dei rumori sospetti due piani sotto il suo: una banda composta da almeno quattro persone, cinque con l'autista, fuori su un'auto rubata, armeggia con una sega elettrica. Scende di corsa sul piazzale esterno, Micarelli, i ladri pure. Due giù per le scale, altri due si lanciano sul cortile dal balcone. Fra questi Ciurciumel che cerca di scavalcare il cancello. I ladri sono disarmati. Micarelli spara i primi due colpi alle spalle del ragazzo che li schiva. Poi un altro contro la portiera lato guida. Ciurciumel, sempre in fuga, prova a scavalcare una staccionata metallica, Micarelli spara ancora e lo colpisce, alle spalle, sulla nuca. Ciurciumel è agonizzante, il vigilante «sceriffo» impietrito.
Non chiama il 118, suona a un medico del palazzo, telefona al suo legale. Il 24enne romeno, operato d'urgenza, morirà poco dopo l'arrivo al San Filippo Neri. L'auto sarà recuperata dai carabinieri a pochi chilometri di distanza, i 4 banditi scomparsi nel nulla. A terra 10 bossoli.
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